Nella battaglia dei sessi arrivano le soldatine
Mai prima di questa estate, l’ombra di una donna si era vista o tanto meno immaginata tra i ranghi degli eserciti di plastica. La richiesta di una bambina e l'investimento di un'azienda americana
Ci abbiamo giocato tutti quanti da piccoli – noi maschietti – con i cari e vecchi soldatini di plastica. Quelli che eravamo soliti chiedere insistentemente ai nostri genitori, quando ci portavano insieme a loro a comprare il giornale in edicola. Appena li vedevamo lì: appesi con un gancio a qualche espositore un po andante, ammucchiati sottosopra in quei sacchetti di plastica trasparente e dozzinale. Tutti, almeno una volta. Fatti bene o fatti male, stampe di ristampe di marchi che avevano fatto fortuna in Europa e in America negli anni ’70, e che e poi erano finite, logorate dall’utilizzo, nelle mani di qualche remota fabbrica dell’esotica Cina. Costavano poche mila lire, ed erano una soluzione perfetta e a buon mercato per comperarsi la tranquillità della lettura e relegarci al silenzio. Guarnigione adeguata per i castelli di sabbia che avremmo eretto in riva al mare con amici improvvisati. Fatti bene o fatti male, nella loro plastica di scarsa o pessima qualità, si capiva comunque che erano tutti uomini quei soldati. Senza lasciare spazio al dubbio. Verdi, gialli, o grigi che fossero, estate dopo estate si accumulavamo in scatoloni e sacche di stoffa che passavano di padre in figlio e di nipote in cugino – ma mai prima di questa estate appena trascorsa, l’ombra di una donna si era vista o tanto meno immaginata in quei ranghi di plastica che si reggono in piedi su minuscole basette. E nemmeno si era mai vista – per lo meno fino ai miei ruggenti anni ’90, quando il film Toy Story li fece tornare un po’ alla moda - una bambina che tenesse così tanto a giocare alla guerra a con noi, da finire a porsi un problema di rappresentanza capace di aprire la strada al cruccio: “Perché non ci sono soldatesse qui a guardia del bastione di sabbia?”.
Così una bambina di 6 anni che abita a Little Rock, Arkansas, ha impugnato carta e penna per chiedere a tutte le storiche marche produttrici di soldatini di plastica degli Stati Uniti – laggiù più noti con il nome di army men – se fosse possibile avere un plotone di soldatini tutto al femminile, per giocare insieme a suo fratello, e magari sconfiggere le sue antiquate truppe: che non erano mai state toccate dal problema della differenza di genere, delle diatribe sul sessismo, e che non erano nemmeno al corrente dell’apertura alle donne per ogni specialità delle Forze armate – comprese recentemente le forze speciali.
Sono bastate poche settimane, e lettera dalla calligrafia generosa della piccola Vivian Lord ha fatto breccia nel cuore del proprietario della Bmc Toys, Jeff Imel, che alla spiazzante domanda (riporto fedelmente): “Please can you make army men girls that look like women?”, è stato costretto ad arrendersi e ordinare ai suoi collaboratori di abbozzare gli schizzi di alcuni modelli che avrebbero avvicinato la sua ditta di giocattoli all’idea di creare un nuovo set di “soldatine”; per accontentare Vivian e tutte quelle bambine come potrebbero essere un giorno le nostre figlie, che in questi nuovi inattesi tempi si sarebbero essenzialmente stancate di portare bellissime e vanitose Barbie a cavalcare un mini-pony sulla spiaggia, ma bramerebbero – almeno secondo le paladine dell’uguaglianza di genere – di impugnare fucili e bombe a mano per sconfiggere come moderne Giovanna d’Arco gli antiquati plotoni di classicissimi soldatini verdi.
Stando alle informazioni pubblicate sul blog dell’azienda, la Bmc Toys ha confermato che sarà la prima marca del settore a dare seguito alla lettera di Vivian. Rendendosi disponibile a lanciare sul mercato internazionale il primo "Army Women set”entro il natale del 2020. Ogni set avrà un costo di circa 15 dollari e includerà 24 soldatini – pardon, soldatine – in quattro pose della scala di misura storicamente commercializzata. Tra queste pose comparirà anche quella con il celebre bozooka. Il proprietario della ditta che si è impegnata a mettere in produzione questo pionieristico set, è stato intervistato da Cbs News, e ha spiegato quanto sia costoso modellare e stampare un set come questo. Ma allo stesso tempo si è dimostrato fiducioso del successo che potrebbe avere; augurandosi che questa singolare richiesta (immediatamente suffragata dalla stampa a livello nazionale per motivi che possiamo ben immaginare) venga ben accolta dalla domanda di tante altre bambine come Vivian, che per parte sua ha già assicurato di non vedere l’ora di acquistare le soldatine per giocarci “ogni giorno”.
Difficile dire quale sarà il destino di questo investimento coraggioso. Se sarà un successo che sbaraglierà la concorrenza, o se i giocatori di soldatini rimarranno antiquati come noi: che non capiremo mai fino in fondo la necessità di queste novità nello scaffale. Novità che oltre oceano viene già incensata come l’ennesima vittoria nella “battaglia dei sessi”. Una vittoria in scala 1:32.
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