La fattoria degli animali
Le università inglesi gretizzate bandiscono la carne rossa. Nel menù del Nanny State non c’è la libertà
Roma. Il roast beef, la bistecca, l’hamburger e gli spaghetti alla bolognese saranno presto un ricordo nelle università inglesi, che svettano non soltanto nelle classifiche delle migliori al mondo, ma adesso anche in quelle più ligie in gretismo. Alimentare in questo caso.
Il Goldsmiths, University of London, a metà agosto ha annunciato che avrebbe bandito il cibo a base di carne rossa dai suoi ristoranti, mense, caffetterie, per dare una mano alla lotta al cambiamento climatico. Le mucche, infatti, con i loro peti contribuirebbero alla CO2. A questo autoritarismo green adesso si aggiunge l’Università di Cambridge, che oltre al manzo ha deciso di mettere all’indice anche la carne di agnello. “L’università è un luogo di apprendimento, non di stili di vita alternativi”, commenta un blogger su Free Market Conservatives. Se poi si vuole abbassare il livello di CO2, perché non bandire dall’università frutta e verdura esotiche, aerotrasportate da paesi lontani e con grandi dispendi energetici? “Le nuove politiche del Goldsmiths indicano un conformismo ideologico”, commenta la rivista libertaria Spiked. “Non è in discussione il futuro del pianeta, ma l’obbedienza degli studenti e della popolazione ai diktat ecologisti”. L’accademia ha una nuova funzione. “Il suo ruolo nella società è regredito – o degenerato – a quello che una volta era detenuto dal clero, quando i luoghi di apprendimento erano centri di ortodossia religiosa. Nella visione del mondo verde non vi è problema che non possa essere risolto attraverso l’obbedienza. La libertà non c’è nel menù”.
Quando il Churchill College di Cambridge aveva istituito un irreprensibile “lunedì senza carne”, gli studenti avevano risposto con una pernacchia, il “lunedì della bistecca”. Così adesso si è passati a bandire direttamente i bovini. L’Inghilterra è pioniera in Nanny State, lo stato balia, con le “tasse sui peccati” imposte dal governo su prodotti come bevande zuccherate, cioccolata e patatine, una forma di transizione alimentare a scapito di chi non può permettersi cibi più salutari per ragioni economiche. Ma il Nanny State nelle università non ha soltanto prescrizioni culinarie (all’Università di Leeds hanno eliminato i prodotti “non etici” della Nestlé). Le università pretendono di impartirne anche di culturali. Cambridge è al centro di una temperie ideologica. Una famosa campana esposta al St Catharine’s College di Cambridge è stata rimossa in omaggio alla decolonizzazione di ritorno. Sempre Cambridge ha sospeso il ciclo di lezioni di un famoso professore canadese, Jordan Peterson, due giorni dopo che gli era stato offerto, e dopo che accademici e studenti avevano protestato pubblicamente per l’invito rivolto al reo di “islamofobia”. Sempre Cambridge ha ritirato l’incarico a Noah Carl, ricercatore conservatore sull’immigrazione. Sempre Cambridge ha annunciato l’intenzione dei professori di letteratura di sostituire gli autori bianchi con gli scrittori delle minoranze, facendo seguito alle proposte avanzate dal personale accademico in risposta alle richieste degli studenti di “decolonizzare” il curriculum. Poi la campagna di “decolonizzazione” a Cambridge si è estesa alle facoltà di Fisica, Chimica e Ingegneria in una tirannia studentesca senza freni.
Un po’ come nella “Fattoria degli animali” di George Orwell, dove i maiali riescono a camminare su due zampe, si vestono da uomini e decretano che “tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri”. Così, dagli agnelli alle mucche, si ritrovano di nuovo schiavi. Questa volta dei maiali, trasformati dai compagni in padroni.
Politicamente corretto e panettone
L'immancabile ritorno di “Una poltrona per due” risveglia i wokisti indignati
Una luce dietro il rischio