La libertà sessuale è un lusso riservato alle ragazze. Che fregatura!
C'è un nuovo gender gap e stavolta gli sfavoriti sono i maschi
E’ un grande momento per la chiacchiera zozza, la disibinizione sessuale, l’erotismo di frontiera, l’autoerotismo d’avanguardia, il poliamore, il polisesso, il dire come ci piace, come ci può piacere ancora di più, cosa vogliamo fare, cosa pretendiamo di avere. Ammesso che si sia femmine, naturalmente. Per i maschi è diverso, molto diverso.
Il maschio che parla di sesso è come noi quando parliamo di rughe e vecchie streghe: sciocco, ossessionato, aggrappato a un ideale antico e tutto da revisionare. S’avvicina il secondo anniversario del metoo e se tra le cose che ne abbiamo guadagnato s’annovera anche questo bizzarro gender gap, c’è ben poco da festeggiare. A far l’amore cominciamo noi – e diciamo pure come deve proseguire, dove ci devono toccare e come, quando chiedere il permesso e quando no – va bene, che bello, ma con chi? Con maschi paranoici, intimoriti, ammusoniti, terrorizzati, in fuga dai loro stessi istinti, costantemente preoccupati di sembrar maniaci ossessivi, maiali, molestatori, stupratori preterintenzionali, invasori del self space così come noi, fino a non molto tempo fa, eravamo (dovevamo essere) costantemente preoccupate di non passare per signorine di facili costumi?
E’ anche “un grande momento per essere psicopatici” ha detto Phoebe Waller-Bridge, l’autrice di Fleabag, che al Saturday Night Live della scorsa settimana ha tenuto un breve, esilarante monologo su come le donne possano sempre di più e gli uomini sempre di meno (in tema di sesso, of course). Dice la nostra cara Phoebe: quante più fantasie porno hai e racconti, tanto più sei cool, a meno che tu non sia maschio, perché in quel caso te ne è concessa una, altrimenti sei un pervertito... Bruciatelo! Fragorose, amarissime risate. In un altro sketch molto divertente del SNL, Waller-Bridge è insieme a tre amiche, in un postaccio di quart’ordine, a bere e parlar male di fidanzati, ex, scopamici. Sono tutte e quattro vestite da caricature di camionisti (fossimo in tempi dall’indignazione meno facile diremmo da lesbiche butch), fanno le spaccone, e quando entra un uomo cominciano a infastidirlo (molestarlo?) come solo certi maschi tossici semi analfabeti in certe sceneggiature sul degrado delle periferie. Ciascuna di loro, poi, si avvicina a lui, gli sussurra frasi amorevoli – hai letto la mia e-mail? mi mancano le tue dita, ti prego dimmi che di noi quattro sono io la tua preferita – e poi gli spacca qualcosa in testa. Cosa vi ricorda? Una caricatura, neanche troppo calcata, della mascolinità (tossica, naturalmente: non esiste una mascolinità sana, dicunt).
E’ davvero così o, meglio, potrebbe davvero andare a finire così, con noi che non solo ci scaviamo da sole la fossa dell’ennesimo gender gap, ma ci sediamo sulla sua riva peggiore, su quella dei carnefici, dei cattivi, dei prigionieri di stereotipi orripilanti, e castranti, e tuttavia obbligati a sbandierarli con orgoglio, in una perpetua recita del più forte?
Qualche giorno fa l’Atlantic scriveva, in un pezzo sulla nuova stagione di Big Mouth, serie tv sull’incontenibilità sessuale degli adolescenti, e che per due stagioni ci ha fatto morire dal ridere e ritornare a vivere con molta smagliante spudoratezza, che questa terza manche “dà ai ragazzi la possibilità di scrollarsi di dosso alcune delle pericolose influenze che subiscono” e che rende loro chiaro quant’è dura, per le ragazze, essere “semplicemente trattate alla pari”. C’è infatti un episodio nel quale il preside della scuola decide di affrontare “il tema della mascolinità tossica” e di stabilire un preciso dress code dopo che, in una classe, un ragazzino si masturba spiando la spalla nuda di una sua compagna di classe – ma che scena felliniana. I maschi protestano e per questo, scrive l’Atlantic, la serie “mostra come gli adolescenti siano condizionati da istituzioni adulte che insegnano e giustificano comportamenti sessisti”.
Insomma, recuperiamoli da piccoli. Salviamoli. Salva il giovane dallo stress e dall’educazione sessuale patriarcale, ché la giovane non ne ha mica bisogno, la giovane è arrivato il momento che faccia un po’ come le pare: è suo diritto, ed è anche cool.
Chi lo sa con chi ce la godremo tutta questa libertà sessuale, noialtre, e cosa ne resterà, a parte bellissime, sfacciate conversazioni, visto che “è incredibile che in un tempo così ossessionato dal sesso, ignoriamo i genitali”. Phoebe dixit.
generazione ansiosa