Portiamo Israele in Europa
Una sfida all’estremismo, per essere dalla parte giusta della storia. Tante le adesioni all’appello fogliante
L’antisemitismo non è un problema che riguarda gli ebrei, bensì tutto il mondo libero ed è la spia di quelli che sono gli effetti del fanatismo e dell’estremismo di ogni genere. Lo ha detto la settimana scorsa il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu all’indomani dell’attentato terroristico alla sinagoga di Halle, in Germania, nel cuore dell’Europa. Dimostrare che l’Europa non è il continente in cui gli ebrei si devono difendere, ma è il continente che può aiutarli a difendere la loro identità e a combattere la cultura dell’odio è un compito di cui la stessa Europa dovrebbe farsi carico. Ecco perché il governo italiano potrebbe rendere di nuovo attuale una formidabile idea di Marco Pannella: allargare fino a Israele i confini dell’Unione europea. E dimostrare così di essere dalla parte giusta della storia.
Vogliamo Israele in Europa. Se lo volete anche voi, firmate qui:
[email protected]
Al direttore - Subito Israele nell’Unione. Farebbe bene a noi e a loro. Un sogno come un’Europa veramente unita.
Roberto C. Dante
Al direttore - Aderisco con entusiasmo. Pronto a qualsivoglia iniziativa.
Marco Medeghini
Al direttore - Sono d’accordo, Israele in Europa!
Giuliano Villa
Al direttore - Le scrive un giovane uomo di 27 anni, liberale e convintamente filoisraeliano. Al suo appello rispondo con tutte le mie forze: sì, voglio che Israele sia in Europa! La ringrazio per la sua iniziativa.
Luigi Pascale
Al direttore - Firmo per Israele in Europa.
Chiara Spallino
Al direttore - La democrazia israeliana è un fatto consolidato. Indipendentemente dai governi in carica. E quello attuale è uno dei più reazionari della storia dello stato ebraico. Ciò non toglie lo spirito dei valori inclusivi di Israele per la convivenza pacifica delle professioni religiose sul proprio territorio. Anche per queste ragioni è giusto che Israele faccia parte a pieno titolo dell’Europa.
Alessandro Pagliaro
Al direttore - Aderisco convinto! Temo che continuerà a rimanere un pensiero visionario con questa Europa. Tuttavia come dice il Pirkei Avot: non spetta a te portare a termine l’opera ma non puoi esimerti dal compierla.
Massimo Gatti
Al direttore - Salve, congratulazioni per l’iniziativa, cui aderisco con grande piacere.
Tommaso Virgili
Al direttore - Sono a favore.
Gaetano Nazzaro
Al direttore - La firma è d’obbligo essendo gli ebrei i nostri cugini maggiori. Occorrerebbe contestualmente però riscrivere la Costituzione europea inserendo le nostre radici cristiane nell’atto fondativo.
Tommaso Grassi
Al direttore - Sì a Israele in Europa.
Gianclaudio Iannace
Al direttore - Quando nel 2001 con la benedizione laica di Marco Pannella andai a Gerusalemme, alla Knesset raccolsi in pochissimi giorni le firme di una ventina di parlamentari su uno smilzo documento nel quale si chiedeva l’ingresso di Israele nella Unione europea. Fu subito chiaro che il lato debole dell’iniziativa era l’Europa, a parole amica degli ebrei e sempre a parole vicina ai palestinesi. In realtà indifferente alle sorti degli uni e degli altri e verrebbe da dire anche alla propria, come purtroppo dimostrano questi anni. L’Europa, nella quale riemerge con regolarità il fiume carsico dell’antisemitismo, segnale di allarme per la salute delle società europee già spazzate dal vento populista, ha oggi un terribile bisogno della vitale democrazia israeliana molto più di quanto Israele non abbia bisogno dell’Europa. L’Europa – sognata al confine di Ventotene e nata dalle macerie della Seconda guerra mondiale e dalle ceneri dello sterminio degli ebrei europei – oggi annaspa nella Realpolitik, che troppo spesso ha l’odore del petrolio iraniano o del gas russo, con buona pace di curdi e di qualunque altra fastidiosa minoranza, non sente ancora l’urgenza di ritrovare la propria anima.
Yasha Reibman
Al direttore - Firmo l’appello del Foglio per aprire le porte dell’Ue a Israele.
Francesco Nicodemo
Al direttore - Sarebbe anche un modo per creare una nuova linea di demarcazione dopo apertura contro chiusura.
Mario Mazzoli
Al direttore - Avete la mia firma.
Daniele Tiles
Al direttore - Firmo anch’io, grazie.
Fabiana Giacomotti
Al direttore - Sottoscrivo appieno l’idea che fu di Marco Pannella, riproposta dal direttore Cerasa.
Alfonso Altieri
Al direttore - Sottoscriviamo l’iniziativa del direttore. Sarebbe anche ora che Israele entrasse a far parte della Comunità europea.
Gabriele
Al direttore - Con la presente, sostengo l’appello del vostro direttore C. Cerasa, per portare Israele in Europa.
Matteo Riva
Al direttore - Sono assolutamente a favore.
Tiziana della Rocca
Al direttore - Da sionista, da persona di centrosinistra, da convinto europeista non posso non aderire alla campagna lanciata dal Foglio per far entrare Israele nell’Unione europea: una sfida simbolica, certo, ma sostanziale, in difesa di quei diritti e quei valori che – nonostante alcuni goffi tentativi degli opposti estremismi – hanno un carattere universale. Dopo l’attentato antisemita di Halle, dobbiamo ancora di più far nostra la celebre frase “Non ricordate gli ebrei morti se non difendete quelli vivi”.
Marco Pierini
Al direttore - Aderisco all’appello di Claudio Cerasa per allargare i confini d’Europa includendo lo stato d’Israele.
Egidio Papetti
Al direttore - Io voto a favore.
Maurizio Gaffuri
Al direttore - Aderisco all’iniziativa perché Israele è Europa e l’Europa è Israele: assieme alla cultura greco-romana il pensiero occidentale poggia le sue radici nella terra israeliana. Con noi condividono tutto, è ora che entrino a far parte della nostra famiglia europea!
Otto Rigoli
Al direttore - Ascoltata da Radio Radicale l’intervista rilasciata dal direttore Claudio Cerasa alla giornalista Giovanna Reanda, esprimo la mia adesione alla ancor attuale idea pannelliana di un ingresso di Israele in Unione europea come segno di una presa d’atto dell’importanza di una Internazionale democratica che si affermi nell’area mediterranea avvalorando il senso delle idee liberali di rispetto delle libertà individuali e collettive versus il dilagare di democrazie illiberali, di regimi non democratici e del trasversale antisemitismo che si manifesta carsicamente accanto al riemergere di altri razzismi. Un appoggio quindi all’entrata di Israele in Unione europea, nel giorno che vede proclamare il Nobel per la pace significativamente al presidente etiope Abiy Ahmed Ali come riconoscimento per i cambiamenti positivi in atto e speranza in una inversione di rotta in senso liberale anche dei paesi del Nordafrica.
Bruno Cavallaro
Al direttore - Firmo e controfirmo!
Dario Forti
Al direttore - Buongiorno, sono profondamente d’accordo con la “vecchia e formidabile idea di Marco Pannella”.
Giorgio Vascotto
Al direttore - Trovo giusto quanto espresso in oggetto perché è l’unica democrazia nell’area, e averla in Europa potrebbe permettere una sua migliore politica interna ed estera.
Mauro Marzola
Al direttore - Voglio Israele in Europa.
Alessandro Vescovo
Al direttore - Far parte dell’Unione europea, che non è il massimo cui si possa aspirare, ma attualmente pare non ci sia di meglio, sarebbe, per l’unica democrazia in quella regione, e per gli europei soprattutto, la migliore dimostrazione che la libertà vince. Viva Israele in Europa!
Rita Faletti
Al direttore - Sarei felice se Israele entrasse a far parte dell’Unione europea.
Aldo Pecoraro
Al direttore - Concordo nell’ammettere Israele nell’Ue e spostare così in medio oriente i confini dell’Europa.
Salvatore Chiaramonte
Al direttore - Aderisco con convinzione alla vostra iniziativa.
Nicola Vaccani
Al direttore - Aderisco.
Giuliano Zetti
Al direttore - Volere lo Stato d’Israele all’interno dell’Unione europea implica, in sostanza, la ratifica politica di una condivisione culturale, filosofica e identitaria presente da sempre. Non a caso Paul Valéry considerava Atene, Roma e Gerusalemme le città che, più di altre, rappresentavano lo spirito europeo. Infatti Atene aveva scoperto l’individuo, Roma aveva creato il cittadino mentre Gerusalemme aveva rivelato la persona.
Luca Proietti Scorsoni
Al direttore - Desidero fortemente portare Israele in Europa.
Federica Biglino
Al direttore - L’antisemitismo non se n’è mai andato e oggi vive nella sua forma moderna: l’antisionismo. Israele in Europa è il messaggio più forte per estirpare l’odio antiebraico fomentato dai nemici della democrazia e per difendere la libertà di tutti. Per questo aderisco convintamente.
Federico Stefanutto-Rosa studente della Scuola Normale di Pisa e Public Affairs Consultant
Al direttore - Sottoscrivo la vostra proposta di considerare Israele come confine dell’Europa.
Giovanna Ardimanni
Al direttore - Non sarà facile ma ci proviamo.
Federico Piazza
Al direttore - Ce lo chiede il futuro dell’Europa.
Enrico Bono
Al direttore - Un sì deciso, vogliamo Israele in Europa.
Massimiliano La Russa
Al direttore - Sono perfettamente favorevole a questa lodevole vostra iniziativa.
Guido Raffaele
Al direttore - Aderisco all’appello del Foglio per la proposta “Israele in Europa”.
Franco Magnone
Al direttore - Daje.
Filippo Giannelli Moneta
Al direttore - Firmo anch’io per portare Israele in Europa.
Elisabetta Rudi
Al direttore - Grande idea visionaria e giusta. Voglio Israele in Europa.
Pietro Mario Anzani
Al direttore - Israele deve entrare in Europa!!! Muoviamoci subito, non rimaniamo indifferenti di fronte a un problema così grave e dimostriamo come l’antisemitismo sia una piaga gravissima della nostra società.
Anna Oddono Galler
Al direttore - Contro l’antisemitismo mai sopito in diversi paesi europei e rinvigorito dai nazionalismi risorgenti sostengo la campagna “Israele in Europa”.
Giorgio A. Lovisolo
Al direttore - Vogliamo Israele in Europa.
Riccardo Cevoli
Al direttore - Voglio aderire alla campagna per Israele nell’Ue.
Andrea Castellana
Al direttore - Voglio Israele in Europa!
Francesco Pini
Al direttore - Israele in Europa!
Riccardo Brogi
Al direttore - Sì, voglio Israele in Europa.
Simona Suozzo
Al direttore - Sì, anch’io voglio Israele in Europa.
Giorgio Fiocchi
Politicamente corretto e panettone
L'immancabile ritorno di “Una poltrona per due” risveglia i wokisti indignati
Una luce dietro il rischio