(Foto LaPresse)

La festa dei self partnered, che è un gran passo avanti rispetto a essere single

Simonetta Sciandivasci

Emma Watson e le altre attiviste (donne). E uno shopping furioso

Ieri è stata la giornata mondiale dei single. Meglio: dell’orgoglio single. Penserete: e San Faustino? Quella è una festa, una ricorrenza consolatoria, un rimborso per zitelle, che è parola da querela, apologia del sistema (patriarcale). Non che single non sia problematica, e infatti Emma Watson, attrice e attivista femminista, ne ha coniata una migliore, pulita dai retaggi giudicanti e dalle amarezze. Questa: self partnered, qualcuno che s’accompagna da sé, e lo fa con gioia e fierezza. E’ una differenza fondamentale: single è chi non sta con nessuno, self partnered è chi sta con sé stesso, convinto che sia bello, appagante, liberante, corroborante e, contrariamente a quello che ci dicono da sempre, naturale. La convenzione sociale ci vuole in coppia, e maltratta chi non lo è facendolo sentire in difetto, questo è quello che denunciano le animatrici e teoriche del single positive, il pride delle non accoppiate (i maschi non accoppiati, e pure senza figli, non subiscono la pressione sociale, gli straniti “single, e come mai?”). Contro questa convenzione discriminatoria si sta elaborando una contro-convenzione, una filosofia di vita che reclama rispetto attraverso i mezzi classici dell’emancipazione mainstream: outing dei vip, manuali di autoaiuto, giornate mondiali, rivendicazione inorgoglita di una condizione che diventa status.

 

Watson dice di averci messo molto (tempo, relazioni fallite, app di dating) per capire che la ricerca di un partner non era ciò che voleva: piuttosto, era qualcosa che era portata a credere di desiderare. Ora che l’ha capito, s’intesta la catartica liberazione di tutte le altre che ancora s’accoppiano per solitudine, paura, incompletezza. Una liberazione che in una giornata come quella di ieri ha trovato una sponda perfetta perché l’11 novembre nasce, in origine, in Cina, come giorno di shopping sfrenato, soddisfazione e celebrazione di sé attraverso la spesa per sé – praticamente un Black Friday a scopo di autoamore. A un minuto dalla mezzanotte di ieri, Alibaba aveva già registrato ordini per un miliardo di dollari e, un’ora più tardi, altri tredici. Non è una tradizione recente (quest’anno è l’undicesima edizione), ma ha assunto i connotati del pride da molto poco.

 

Essere self partnered conviene: non si deve mantenere nessuno, si può badare soltanto a se stessi, si può esagerare parecchio di più, impoltronirsi molto in là con l’età o magari mai, scoprire parti di sé inviolate, disinibirsi, esplorarsi. Però è difficile, quasi come volare, perché c’è tutto un mondo intorno che gira ogni giorno e che ti sprona al fidanzamento, poi al matrimonio, poi alla procreazione: andargli contro, sebbene il 55 per cento dei single si dica felice di esserlo, richiede una certa impermeabilità al giudizio esterno. E allora ecco pronti gli impermeabili: manuali su come star sole (pietra miliare, “All the single ladies” di Rebecca Traister), ricostruzioni storiche di come il patriarcato ha creato il mito della relazione (“Making a life of One’s Own” di Kate Bolich), newsletter (“Single Supplement” di Nicola Slawson) su come accettarsi e amarsi e valorizzarsi in quanto self partnered, articoli guida su come lasciare qualcuno che amiamo se capiamo che la coppia non vale la candela e ci compromette la carriera, ci incasina le priorità, ci instilla desideri che altrimenti non avremmo – The Cut ha scritto che è importante ripetersi, all’inizio di ogni relazione, che non si vuole essere accecate. “La nostra società è ossessionata dalla ricerca dell’anima gemella”, ha detto al Guardian Sophie Tanner, una consulente digitale che qualche tempo fa ha fatto la felicità delle cronache sposandosi con sé stessa. Esiste la sologamy, un movimento che ha canonizzato la cosa, perché il punto questo è: nessuno ha più intenzione di sfasciare le convenzioni e tenersi i cocci, dev’essere un’azione di gruppo, socio-culturale, politica. Esiste chi si sposa con sé stesso, e fa la cerimonia e pure la festa. Che risate quando vorrà divorziare.