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Perché il fumo non è più di moda a Londra

Alberto Brambilla

Nel Regno Unito le e-cigarette sono incentivate dal sistema sanitario nazionale

Per valutare l’effetto delle sigarette elettroniche, il Regno Unito offre una prospettiva più equilibrata rispetto al clamore mediatico generato da ricoveri e decessi negli Stati Uniti dovuti all’uso di dispositivi e di liquidi non idonei in un mercato non regolamentato, a differenza di quello europeo.

  

La maggior parte dei casi negli Stati Uniti era collegata a prodotti venduti sul mercato nero e all’uso di Thc (la componente psicoattiva della cannabis) e altri oli non destinati allo svapo. Non sono gli stessi liquidi contenenti nicotina regolamentata prodotta in Europa e nel Regno Unito. D’altronde secondo la direttiva europea che regola la produzione e la commercializzazione sui prodotti del tabacco, i fabbricanti e gli importatori hanno una serie di obblighi: devono notificare i prodotti alle autorità con informazioni su ingredienti emissioni, dati tossicologici, dosi e assorbimento di nicotina e processi di produzione. Oltre a dovere presentare ogni anno relazioni sulle preferenze dei consumatori e analisi sugli effetti per la salute umana, con l’obbligo di prendere provvedimenti correttivi immediati. Con questi controlli a monte, la relazione della Commissione europea per il Parlamento sui potenziali rischi per la salute pubblica connessi all’uso di sigarette elettroniche ricaricabili dice che i problemi non derivano dal consumo o dall’uso delle sigarette elettroniche, ma dal loro uso improprio. Tra i rischi il rapporto cita: l’avvelenamento da ingestione di liquidi da inalazione contenenti nicotina (specialmente per quanto riguarda i bambini nella prima infanzia); le reazioni cutanee correlate al contatto cutaneo con i liquidi da inalazione contenenti nicotina e altre sostanze irritanti per la pelle; i rischi associati alla miscelazione casalinga, cioe “fai-da-te”; i rischi connessi all’uso di combinazioni non sottoposte a prove di liquidi da inalazione e di dispositivi e alla personalizzazione dell’hardware, cioè del dispositivo.

 

Secondo uno studio della rivista Addiction, riportato da Cnn nel 2017 – quindi prima degli scandali americani – migliaia di fumatori nel Regno Unito sono stati aiutati a smettere di fumare sigarette: quell’anno si è stimato che tra 50.700 e 69.930 fumatori hanno smesso, ma avrebbero continuato senza sigarette elettroniche. Il governo inglese ha un approccio pro-attivo nel promuovere le sigarette elettroniche come metodo per smettere o per ridurre il consumo di tabacco con l’intenzione di limitare se possibile malattie croniche dovute al tabagismo. Un rapporto indipendente sulle sigarette elettroniche pubblicato il 6 febbraio 2018 dall’Agenzia di sanità pubblica inglese, Publich Healt England, concludeva che lo svapo rappresenta “solo una piccola parte dei rischi del fumo” e che porta “sostanziali benefici per la salute”. John Newton, direttore dell’agenzia governativa, scriveva appunto che “la nostra nuova ricerca rafforza la scoperta che lo svapo è una frazione del rischio del fumo, almeno il 95 per cento meno dannoso e con un rischio trascurabile per gli astanti (ovvero il fumo passivo, ndr). Eppure – continua – oltre la metà dei fumatori crede erroneamente che lo svapo sia dannoso quanto il fumo o semplicemente non lo sa”. “Ogni minuto qualcuno viene ricoverato in ospedale per il fumo, con circa 79.000 morti all’anno solo in Inghilterra – dice Newton, che aggiunge – Sarebbe tragico se migliaia di fumatori che potrebbero smettere con l’aiuto di una sigaretta elettronica decidessero di non farlo a causa di false paure sulla loro sicurezza”. Profetico il dottor Newton rispetto a quanto sarebbe accaduto circa un anno più tardi, quando dagli Stati Uniti si è diffuso il panico per la pericolosità mortale delle sigarette elettroniche anche qui in Europa dove sono regolamentate.

 

Nel Regno Unito dal luglio scorso, riportava il New York Times, due ospedali hanno permesso a una compagnia di sigarette elettroniche di aprire negozi di vaporizzatori nei loro locali per vietare il fumo dentro e intorno ai loro edifici. L’obiettivo di lungo periodo del servizio sanitario nazionale inglese è quello di continuare a incentivare l’uso della sigarette elettroniche, insieme alle terapie per ridurre il tabagismo, e renderle disponibili per la vendita nei negozi degli ospedali, aiutare i fumatori che hanno iniziato a svapare a rimanere senza fumo, rimuovere le pensiline per i fumatori nei luoghi pubblici e incoraggiare i pazienti a buttare la sigaretta. La psicosi non aiuta.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.