Foto Unsplash

Abbiamo finito i figli

Roberto Volpi

I dati dicono che la crisi demografica italiana non dipende solo da asili nido e assegni familiari

Assegno unico alle famiglie per ogni figlio di 150 o 200 o perfino 240 euro al mese? Niente da eccepire. Asili nido da estendere e da rendere gratuiti per le famiglie meno abbienti e poco costosi per le altre? Ancora niente da eccepire. Congedi più estesi per entrambi i genitori per assistere il figlio dopo la nascita? Si può convenire. Si tratta di misure che in altri paesi europei sono in vigore da decenni, che questo governo pensi di metterle a punto con la nuova Manovra e di renderle operative in tempi brevi è apprezzabile. Ma il retrogusto di questo almeno in parte nuovo agitarsi per cercare di far fare qualche figlio in più agli italiani è di quelli che si disperdono subito, senza vera consistenza. Quelle misure hanno smesso di produrre risultati in tutta l’Europa occidentale e del nord, che fatica a tenere i già non eccelsi risultati raggiunti in termini di fecondità, anche grazie a esse, nei tre-quattro decenni trascorsi. In più l’Italia ha un problema più grande e tutto diverso che questi paesi non hanno o hanno in misura ben più blanda: non ha coppie giovani, non ne sforna, non ne produce, e allora hai voglia di premiare i figli se non hai un potenziale in grado di farli.

 

Quando capirà, un governo italiano pur che sia, questa carenza strutturale decisiva, fatale vien da dire, del nostro paese? Quando si leggeranno i dati statistici per orientare le politiche? A maggior ragione le politiche per le famiglie? Che letteralmente non ci sono più – anche se noi pensiamo che ce ne siano a iosa? Da vent’anni abbiamo questi record pressoché mondiali: più basso indice di nuzialità, maggiore proporzione di famiglie (in realtà non famiglie) di celibi/nubili, più alta età media delle donne italiane al matrimonio e al parto. Da noi non hanno avuto granché successo neppure le coppie di fatto, che ancora oggi non rappresentano più di una coppia su dieci. Dunque quello che manca sono le coppie, specialmente se giovani. Ed è su questo chiodo, sull’aumento delle coppie giovani con nel loro orizzonte la prospettiva dei figli, che bisogna battere e insistere, insistere senza tregua, se vogliamo invertire una tendenza alle sempre meno nascite che ci sta letteralmente trascinando verso il punto di non ritorno. Senza un numero adeguato di quelle coppie, almeno relativamente giovani e con la prospettiva dei figli, ripetiamo, non faremo un solo passo avanti.

 

Alla metà degli anni Novanta le donne italiane facevano 1,19 figli in media per donna, oggi nel fanno 1,24, non molti di più ma di più, eppure da allora si registrano in Italia qualcosa come centomila bambini in meno ogni anno. La spiegazione è semplice, mediamente 100 donne italiane oggi fanno 124 figli anziché 119 come alla metà degli anni Novanta, ma il punto è che le donne in età di fare figli tra allora e oggi sono diminuite in Italia, nonostante l’aumento degli abitanti, di oltre un milione. 

 

E’ successo, insomma, che la diminuzione delle donne in età riproduttiva (15-49 anni), conseguente al crollo delle nascite iniziato attorno alla metà degli anni Settanta, è stata proporzionalmente ben più accentuata dell’aumento del numero medio di figli per donna registrato tra la fine degli anni Novanta e oggi, determinando così una incessante caduta delle nascite per quanto le donne italiane facciano oggi qualche figlio in più di venti anni fa. Chiaro il concetto? Perché se è chiaro allora dovrebbe risultare altrettanto chiaro che occorre spostare programmi, provvedimenti e risorse per rianimare la morente, se proprio non già defunta, demografia italiana nella direzione di stimolare e agevolare la formazione di coppie in età tali da poter fare più di un figlio (la modalità di filiazione da noi oggi più frequente, quella del figlio unico, che ci sta portando dritti all’estinzione). Le donne in età riproduttiva in Italia già sono pochissime, proporzionalmente molte meno che in tutta Europa, e per di più si sposano e danno vita a coppie stabili con la prospettiva dei figli in proporzioni minori che nel resto d’Europa. 

 

E noi, perdonateci l’espressione, stiamo davvero a menarcela tra congedi parentali e asili nido? Misure che ben vengano, per carità, ma per quali figli non è così chiaro, dal momento che ci sono sempre meno italiani nelle età di farne e costoro pensano a sposarsi o a mettersi in coppia trascorsi di brutto i trent’anni – quando pure ci pensano.

Di più su questi argomenti: