E adesso anche il divieto di fumo all'aperto. #MeNo
Quello promesso dal sindaco di Milano fra tre anni è un atto di sopraffazione ideologica, una lezione di bon ton per il povero cittadino infantilito, redarguito, allineato, disciplinato secondo un codice assurdo, che nessuno ha scritto
Lasciamo stare il diesel, che sarebbe per lo meno controverso. Ma se volete davvero intuire le ragioni del mio negazionismo climatico – non che non faccia un pochettino più caldo ma tutto quello che se ne dice è una scemenza ideologica – prendete il divieto di fumo all’aperto, che nelle intenzioni del sindaco di Milano, con i suoi calzini arcobaleno e la retorica della città perbenista e all’avanguardia in gara perversa con le sue indubbie capacità amministrative, incomincerà tra tre anni. Molti non sanno che tipo di libertà ganza e irrinunciabile e vagabonda è la tirata all’aria aperta, la sigaretta en plein air aspettando il tram o al parco seduti su una panchina o passeggiando con i cani di domenica mattina. Molti hanno ingoiato una scopa, e se la tengono ben rigida nel corpo e nell’anima. Pazienza. Ma tutti hanno uno spazio loro, condiviso con altri, ovvero un’abitudine, sana o malsana, che fa da spezzagiorno, da spezzamalinconia, che dà tono e robustezza agli atti più ovvii e quotidiani della giornata, illuminando il tempo, aumentandolo, riempiendolo gioiosamente.
Ecco, sarei in imbarazzo a dover spiegare che la boccata di fumo all’aria aperta non ammazza il bambino, non ferisce i diritti di una donna incinta, non urta le convenzioni e le buone maniere, non è un attentato alla salute pubblica, non ha niente di volgare, per non dire di osceno o di turpe, è un atto innocente, e si può anche perpetrare, neanche fosse un crimine, con spegnimento finale della cicca in appositi bidoni, che però mancano. Ora, proibirlo all’aperto è una lezione. Un atto di sopraffazione ideologica. Odiosa, come tutte le lezioni di moralina andante. Una lezione di bon ton che scende dalle istituzioni globali del benpensantismo verso il povero cittadino infantilito, redarguito, allineato, disciplinato secondo un codice assurdo, che nessuno ha scritto, nessuno spiega, per il quale nessuno si è davvero battuto, il risultato di un’evoluzione pigra del costume verso sempre più loffie e surreali determinazioni del civismo. Si trasforma in privilegio o in asocialità programmata un atto di dolce far niente meditativo, un riflesso orientaleggiante, la boccata di fumo, della funzione dei nostri polmoni. E così non devi mangiare le cose che non si devono mangiare secondo i più, non devi bere bibite sconsigliate dagli scienziati nutrizionisti, non devi permetterti di essere come sei, di giocare con le tue imperfezioni, di esercitarti nei tuoi gusti anche senza fare del male ad alcuno, no, devi conformarti, che è la regola universale del presente.
Devi conformarti all’idea che questa è la nuova fede senza chiesa, che la salvezza della terra comincia dove si stabilisce la tua potenziale immortalità, la tua salvezza o salute, che è corpo e spirito insieme, e che qualcuno stabilisce per te, non già, come nella vecchia medicina, trovando “i rimedi”, il nome di un tempo dei farmaci, ma abolendo le cause di quel vivere pericolosamente che fa morire, ma prima fa vivere senza essere già morti di conformità. E poi andiamo, “pericolosamente”, che parolone. Fumare all’aperto, un tiro di sigaretta, per chi ne ha voglia, e invece no, proibirlo, per toglierti ogni possibile voglia. #MeNo.
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