“In Francia si può dire ‘Gesù gay', ma l'islam non si critica”. Il caso Mila
La ragazza minacciata di morte divide la Francia. L’appello
Roma. In un saggio per la Reveu des deux mondes, Valérie Toranian paragona il caso Mila a quello di Asia Bibi. “Io detesto la religione. L’islam è una religione di odio…”, ha detto la sedicenne Mila in un filmato, poi rimosso. A quel punto, la vita della ragazza di Lione così come l’aveva conosciuta era già finita. Mila deve fuggire dalla scuola, islamisti ne pubblicano l’indirizzo di casa online, la minacciano di morte e stupro e al momento nessuna scuola potrebbe accoglierla e garantirne l’incolumità. Non siamo ai livelli di Asia Bibi, la madre pachistana condannata a morte per “blasfemia” e al centro di un decennale martirio penale prima di riparare in Canada, ma per la Francia è già molto. La vicenda Mila sta spaccando letteralmente la politica fra sostenitori e accusatori.
.@RoyalSegolene il y a une liberté de critiquer les religions mais ne partage pas #JeSuisMila
— DimancheEnPolitique (@DimPolitique) February 2, 2020
"Je refuse de poser le débat sur la #laicite à partir des déclarations d'une adolescente de 15 ans considérée comme le parangon de la liberté d'expression"
@France3tv @letellier_ftv pic.twitter.com/z82emNmGHf
L’ex ministro dell’Ambiente e candidata alle presidenziali, Ségolène Royal, critica “un’adolescente che manca di rispetto”. “No, lei non è Mila, signora Royal. Non ha coraggio”, le risponde il filosofo Raphael Enthoven. Erano trascorse soltanto poche ore da quando il ministro della Giustizia, Nicole Belloubet, aveva detto che sì, le minacce di morte sono intollerabili, ma anche i commenti di Mila sull’islam sono “gravi” (Belloubet ha poi ammesso l’“errore”). Il ministro degli Interni, Christophe Castaner, ha sostenuto Mila, dicendo che “non esiste in questo paese una offesa di blasfemia. C’è il diritto di criticare la religione. E’ inaccettabile, persino insopportabile, che alcuni, a nome dell’istituzione che rappresentano, possano aver suggerito che ciò è proibito”.
Non, vous n'êtes pas #Mila, Mme @RoyalSegolene.
— Raphaël Enthoven (@Enthoven_R) February 2, 2020
Vous n'avez aucun courage.
Vos contorsions renseignent uniquement sur le sens du vent.
Et votre "féminisme" bidon (seulement utile à neutraliser les critiques qu'on vous adresse) s'estompe au seuil de vos ambitions. #JeSuisMila https://t.co/hiiTEVHyXn
Franz-Olivier Giesbert, influente commentatore ed ex direttore del Figaro, ieri sul Point ha accusato Belloubet di placare gli islamisti e ha paragonato le sue parole a quelle del regime di Vichy che collaborava con Hitler. “La Francia è ancora la Francia? Nelle repubbliche islamiche come il Pakistan o l’Iran quelle parole sarebbero normali. Ma non sono normali in Francia”. Nelle ore precedenti, l’ufficio del procuratore di Vienne, vicino a Lione, aveva chiuso un’indagine a carico di Mila. Sì, la procura aveva aperto due fascicoli, uno sugli islamisti e uno sulla loro vittima (per “incitamento all’odio razziale”).
Mila est notre invitée dans #Quotidien pour sa seule et unique interview. pic.twitter.com/cZ1VqObHrR
— Quotidien (@Qofficiel) February 3, 2020
Cinque grandi voci francesi sull’Express prendono posizione. Si tratta della femminista Elisabeth Badinter, della filosofa Elisabeth de Fontenay, dell’editorialista Jacques Julliard e dei sociologi Jean-Pierre Le Goff e Marcel Gauchet. “Il 18 gennaio, una ragazza di sedici anni di nome Mila è stata filmata sul social: ‘Nel Corano non c’è altro che odio…’ Dieci giorni prima, il 10 gennaio, il comico Frédéric Fromet aveva cantato su France Inter: ‘Gesù, Gesù, Gesù è gay’”. Nel caso di Mila, un’orda di stalker islamisti l’ha minacciata di morte. “Una procura ha deciso di aprire un’indagine sull’adolescente con l’accusa di ‘incitamento all’odio razziale’ e nessuno ha pensato di aprire questo tipo di indagine per Frédéric Fromet”, scrivono i cinque intellò. “Quello che è successo negli ultimi giorni è senza precedenti e pone le premesse preoccupanti per un doppio standard che si affermerà in modo permanente nel paese”. Si domandano ancora i cinque: “Perché così poche persone si arrabbiano quando il delegato generale del Consiglio francese del culto musulmano, Abdallah Zekri, dice che Mila ‘se l’è cercata’? Perché, quando un intrattenitore si esprime su una radio di stato per dire più o meno la stessa cosa di Cristo non abbiamo nulla di cui lamentarci? La risposta si trova nella vigliaccheria della giustizia e della politica sui temi della libertà di espressione quando riguardano l’islam. Pagheremo cara questa codardia”. E Dominque Nora sull’Obs si domanda, da sinistra: “Mila deve essere uccisa perché riceva solidarietà?”. E perché i soliti possano gridare “Je suis Mila”, giusto per ventiquattro ore?
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