Fra due giorni sarà l’otto marzo e non vedremo scarpette rosse e tipe con strambi costumi sciamare e cantare, non verremo infastiditi da slogan bisunti, avremo le femministe fuori combattimento”. Tra gli effetti incidentali o, se preferite, essenzialmente secondari della quarantena, Costanza Cavalli di Libero ha scritto del suo preferito, l’annullamento delle manifestazioni e celebrazioni previste per la festa della donna, dagli scioperi di Non Una di Meno, che progetta scioperi sempre, anche se è domenica come quest’anno, d’altronde il capitalismo patriarcale è ferialefluid, agli spogliarelli nei ristoranti di quart’ordine, quelli che sono una mensa a pranzo e un bordello a cena. Ma come ha osato. Reazione subitanea, anche se contenuta, poiché Libero è la Codogno dell’informazione, e colà dove si puote è stato deciso di ignorarlo il più possibile così da contenere la diffusione dei suoi contenuti, dei suoi modi, dei suoi errori, dei suoi sfottò, delle sue stronzate, perché se c’è un tratto che il femminismo continua a mantenere, in tutte le sue ondate, diramazioni, divagazioni, discettazioni, mutazioni e ibridazioni è l’inammissibilità di chi è infedele alla linea (alle linee, ché se non specifichi che di femminismi ce ne sono tanti commetti un reato culturale, e nessuna si dichiara in disaccordo con te ma proprio per questo disposta a morire affinché tu possa continuare a dire e fare le cose con cui non concorda).
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