Competenza e responsabilità, libertà limitate e poteri straordinari, Europa e orgoglio nazionale. Appunti da ricordare domani, passata questa stagione d’eccezione. E finché dura, due valvole di sfogo per i lettori del Foglio
Forse c’è da vergognarsene, forse c’è da nasconderlo, forse c’è da dissimularlo, forse c’è da negarlo ma per quanto si possa fare i duri, per quanto si possa dire andrà tutto bene, per quanto si possa fingere che le nostre nuove vite torneranno presto a essere come le vecchie vite, c’è una sensazione o forse meglio un’emozione che ciascuno di noi oggi deve governare e quella sensazione corrisponde a una parola di cinque lettere con cui tutti noi ci stiamo confrontando da giorni e che tutti noi proviamo ogni giorno a esorcizzare. Quella parola è “paura” e per quanto si possa essere più o meno deboli o più o meno forti, ciascuno di noi può vergognarsene, può nasconderlo, può dissimularlo, può negarlo ma alla fine non può evitare di pensarlo. Abbiamo tutti paura. Abbiamo tutti paura di qualcosa. Abbiamo tutti paura per noi, per i nostri genitori, per i nostri figli, per i nostri amici, per i nostri parenti, per le nostre vite, per il nostro futuro. E la paura deriva non solo dal mistero veicolato da questo nemico invisibile, che diventa visibile spesso quando è troppo tardi, ma deriva dal fatto che nessuno di noi sa quando questa nuova vita finirà, non sa quando le nostre quarantene avranno prodotto il loro effetto, non sa fino a quando la clausura sarà obbligatoria, non sa quando i provvedimenti del governo diventeranno davvero efficaci.
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