L'autocertificazione come nuova e purissima autobiografia di un paese
Estro, improvvisazione, senso dell’avventura, per riempire quello spazio bianco. La nostra società della sorveglianza sarà sempre fondata sul “pezzo di carta”
Il Grande romanzo taliano di domani, quello della ricostruzione e del nuovo dopoguerra, sarà la raccolta ragionata e commentata delle nostre autocertificazioni scritte a mano, ai sensi dell’articolo 1, comma 1, lettera C del decreto del presidente del Consiglio dei ministri. Il monumento letterario a uno stato di polizia fondato sulle fotocopie, la formidabile, sconfinata Spoon river del “modello Italia”, col suo dolente elenco di sogni infranti, fughe impossibili, spese non fatte, amanti perduti, edicole mai raggiunte.
Ecco però subito un problema filologico. Perché se il virus sta mutando, anche l’autocertificazione non scherza: tre moduli diversi in due settimane, più veloce di batteri e microrganismi. Una prima versione il 10 marzo, un’altra il 17, poi l’ultima, “più stringente”, adesso. Ciò che non cambia, ciò che l’ha resa subito leggendaria, è l’immutata necessità di stamparla. Appare quindi davvero esagerato a queste latitudini spaventarsi dei droni o delle app per tracciare i percorsi. La nostra società della sorveglianza sarà sempre fondata sul “pezzo di carta” e a seguire, timbri, bolli, vidimazioni, “copie autentiche” e “autenticazioni della copia”.
“Se non si ha la stampante a casa, si potrà anche ricopiare a mano”, spiega l’ultima circolare, con quell’“anche” messo lì come per fugare ogni dubbio: “Tranquilli, stavolta abbiamo pensato veramente a tutto”. Se invece ve lo dimenticate e vi ferma la polizia, si potrà fare una “dichiarazione verbale che sarà poi verificata”. Andrà bene un vocale su Whatsapp inviato alla questura? Bisognerà sentire un avvocato. Un paese di amanuensi chini con la penna sul foglio di carta (ma stampato dove?) a ricopiare tutti quegli “in ottemperanza” e “salvo diverse indicazioni”, ma con lo sfogo creativo e artistico dello spazio bianco, della parte a “tema libero”, dove poter volare con la fantasia, come quello che ha scritto: “Devo andare a dar da mangiare ai piccioni, perché è importante”.
Estro, improvvisazione, senso dell’avventura. “Andremo con il camper a far tamponi a tutti”, dice Zaia. Anche agli asintomatici. Ma nell’attesa dei tamponi, abbiamo il terzo modulo di autocertificazione con cui dichiariamo di non essere positivi, come il certificato di “sana e robusta costituzione” quando ci iscriviamo in palestra (stampato, firmato, controfirmato). Specifichiamo adesso anche il tragitto compiuto, che subito sarà messo a confronto con il proprio “domicilio, abitazione, o residenza” in un sofisticatissimo botta e risposta con il pubblico ufficiale.
Io a casa non ho la stampante, anzi è rotta. Amazon non consegna più cartucce. Così sul mio modulo di autocertificazione, ricopiato a mano, di notte a lume di candela, con una penna nera Bic, come fossero le mie memorie (e casomai rossa o blu non fosse valida) ho già scritto: “Si recava da Trony a comprare una stampante per stampare il modello di autocertificazione”. In fede.