Capalbio Over Sixty only. Idee per il postlockdown, da Ultimissima spiaggia
Cocktail e pesce fresco, milf cinquantenni. E i giovani lontani
"Si è molto parlato, in queste settimane che sembrano non passare mai, della responsabilità che i giovani devono dimostrare verso i vecchi; ma esiste anche il problema opposto. E se ci si pone il problema opposto, una conclusione possibile è che i provvedimenti più restrittivi continuino a valere nel tempo solo per la terza età, tenendola al riparo e distanziata da qualunque forma di contagio generazionale. Un accordo tra classi di età, di fronte a una pandemia che assomiglia a una guerra, è una delle condizioni per vincerla” (Aspenia online - International analysis and commentary, 22 marzo 2020). Probabile che i sacerdoti di Aspenia abbiano buone ragioni, anzi secondo me ce le hanno, quindi a occhio sfioriamo l’apartheid. Noi vecchi, dico, case separate, vacanze separate, nessun contagio generazionale, riserve indiane apposite. Si chiama postlockdown. E’ per salvare l’economia. Per tutelare il futuro dei ragazzi. Benissimo. Giustissimo. A condizione che nessuno a questo punto faccia il ganassa. Che a tracciare la strada delle nuove misure sia da guida la saggezza popolare: “Muore la pecora, muore l’agnello / muoiono il bue e l’asinello / muore la gente piena di guai / ma i rompicoglioni non muoiono mai”. Dicasi: mai. Ok? Perciò. Io ci vado nella casa di riposo, ma con Beppe Severgnini ci vai te. Io mi ci siedo al ristorante over 60, ma Paolo Mieli va a mangiare nel suo. E sarà con entusiasmo straripante che volerò al concerto combinato apposta per noi senza udito, ma come vedo Antonio Padellaro ce ne usciamo, sia io che il tamburo. Ok? Compris? Non è tanto difficile, basta mettersi d’accordo.
Potrò vedere le nipotine solo mezz’ora ogni sei mesi vestito da palombaro. Lo so, lo accetto. Purché non le accompagni il loro padre, o diciamo il mio figliolo, soltanto per bacchettarmi dal distante della sua condizione di quarantenne: il Martini a quell’ora è troppo presto, papà. Troppo presto un cazzo. Niente sarà più troppo presto, nel mondo fitto dei troppo tardi. Chissà che non diventi una pacchia. La Cina ha varato, di recente, una legge che obbliga i figli adulti a visitare “frequentemente” i genitori. Dove il “frequentemente” era normale, il postlockdown cancellerebbe piuttosto il senso di colpa di chi avesse praticato la normalità con troppo scarsa frequenza. Vecchi insieme, mezzo gaudio (per i giovani). E la “comunità sociale” da coronavirus, che subentrasse alla “gestione solitaria”, attenuerebbe in fondo quel troppo di privato amore. Vi siete cacati sotto, eh? Ma si scherzava, su.
Tra poco si va al mare. Degli ultrasessantenni. Io andrei a Macchiatonda, bassa Maremma, un’ora e poco più da Roma. Tutti vecchi meno tre, massimo quattro. Da sempre. Espellere quei quattro. Cacciare una manciata scarsa di figli, sette o otto nipoti, più il solito paio di decrepiti che se la tira e un posto che già sembrava nato nell’attesa di qualche postlockdown, sarebbe perfetto. Baretto con gli aperitivi, simpatica gestione, ristorantino, perfino un presidente di Biennale con moglie di fresca età, ai limiti dell’ammissione. E certo che è Capalbio, però non lo sembra. Se diventasse ufficialmente “Over Sixty only”, lo sembrerebbe ancor meno. Cocktail e pesce fresco, tutto luglio e tutto agosto, qualche milf cinquantenne o un pallavolista cubano rigorosamente solo ospite saltuario. E i giovani lontani, negli stabilimenti ai margini, una visita forse di tanto in tanto, obbligatorie mascherina e pinnettine. E quindi sentir dentro di noi un ruolo sociale finalmente positivo. Grazie al postlockdown. E aspettare tutti insieme settembre. E con settembre, il conto per due mesi di aragoste e champagne. E quando il conto arriva non pagarlo. Perché è vero che c’è l’Ultima spiaggia, a Capalbio. Ma questa era l’Ultimissima. E proprio prima del conto, infatti, eri morto.