Non ci faremo mancare il lockdown di Ferragosto
Tutti o quasi vorranno cancellare i brutti ricordi e le paure con una settimanella o due di ozio e gioie familiari. Speriamo che anche gli altri, quelli che sottoscrivono i Coronabond o similari, si prendano una pausa di riposo
Homme libre, toujours tu chériras la mer. Nobilito con un verso di Baudelaire considerazioni sparse e occasionali sul prossimo Ferragosto. Il cubo di plexiglass, le tecniche di distanziamento tra ombrelloni, le intemerate di Maurizio Crippa che notoriamente ama l’arte e la montagna (disprezza il mare di spiaggia), la performance del palermitano di genio che si fa multare tutti i giorni senza protestare pur di avere solitario e distante socialmente un’ora di sole e mare tutta per sé, il ricordo del genio di Comencini e di Totò “L’imperatore di Capri”: sono tutti elementi per una riflessione non necessariamente pomposa su “come saremo”, il “come eravamo” si sa.
Non so che cosa ne pensino i sommi riscrittori della commedia all’italiana, Minuz e Masneri, ma a guardare come si stanno mettendo le cose, oltre il maggio odoroso (“non è di maggio questa impura aria” scriveva Pasolini), oltre il giugno delle probabili riaperture di qualche ristorante e di un certo numero di caffè con il ritorno del cappuccino, oltre il luglio della fervorosa ricostruzione nazionale, il lockdown di Ferragosto dovrebbe essere assicurato. Ferragosto non è Pasquetta, e la campagna ha sempre annoiato le masse urbane, di qui un forte disciplinamento nel culmine plateauizzato della reclusiva epidemia. Si può pensare che, anche in eventuale presenza di norme scoraggianti, sarà forte, fortissima, invincibile, la tentazione del sorpasso lungo una strada costiera della bella penisola, e della stuoia, dell’ombra, un po’ di frescura nella canicola, l’immersione, due bracciate due, quintali di pizza e mortadella, vino e birra e campari soda. Noi ceti medi secolarizzati, lasciando al suo destino il cattolico Crippa amante della val Bregaglia e delle lunghe passeggiate, una passata di sabbia o una pesca al riccio e al polpo di scoglio non ce la faremo mancare.
Io sono à la retraite, da anni mi limito allo smart working, sono un tipo da spiaggia e da barca, ma fior di ricostruttori, millennial compresi, senza escludere adulti e anche vecchietti, si prenderanno in sincronia quelle vacanze che il lungo confinamento rende ancora più ambite e psicologicamente terapeutiche, disertando il sacro dovere della Ricostruzione. Dunque vedremo di nuovo le città spoglie e pulite della macchia umana, forse i negozi chiusi per una nuova più breve e meno pericolosa quarantena, i servizi sospesi, le attività in stallo; speriamo di vedere con i droni non sanitari turisti con l’ombrello parasole e il capotour a inquadrarli e muoverli tra le vie di Roma Napoli e Firenze, e tra le calli di Venezia, ma chissà. Tutti o quasi vorranno cancellare i brutti ricordi, le paure, il lanciafiamme di De Luca e le sue teste ministeriali a forma di tablet dei titolari in videoconferenza, i confini delle regioni saranno riaperti, la mobilità riprenderà il suo tono automobilistico, e magari un sapore da anni Cinquanta si spargerà per gli snodi stradali e autostradali che conducono stavolta al felice e libero lockdown della settimanella, due settimanelle, di ozio e gioie familiari, di desideri e adulteri canonici, sempre che si risolva poi nel distanziamento il problema dell’appartarsi. Speriamo che anche gli altri, quelli che sottoscrivono i Coronabond o similari, quelli che l’hanno vista brutta anche loro, si prendano in agosto una pausa di riposo, visto che il confinamento è stato un lavoraccio anche per loro, sennò sai la tiritera del pregiudizio e dell’invidia di fronte al secondo lockdown dei disciplinatissimi e sfrenatissimi italiani.
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