L'altro welfare possibile
Perché non istituire “l’affido di solidarietà”? Un nucleo famigliare che ha la fortuna di avere entrate certe potrebbe aiutare con un sussidio finanziario un altro nucleo che si trovi in oggettiva e provata difficoltà economica
Al direttore - In tempi normali il caffè pagato è un gesto di particolare sensibilità e solidarietà. Un aiuto a chi non si può permettere il classico rito della tazzina nera al bar. Ma questi non sono tempi normali, si prevedono milioni di persone e di famiglie in difficoltà. Considerato che noi italiani siamo generosi e fantasiosi, perché non istituire “l’affido di solidarietà”? Un nucleo famigliare che ha la fortuna di avere di questi tempi entrate certe potrebbe aiutare con un sussidio finanziario, fino ad esempio al 31 dicembre 2020, un altro nucleo che si trovi in oggettiva e provata difficoltà economica. Lo Stato interverrebbe in due modi: da un lato verificare che la famiglia che chiede l’accesso all’affido non abbia altre entrate (reddito di cittadinanza, cassa integrazione, disoccupazione eccetera) e neppure risparmi da parte. Dall’altro consentire alla famiglia che aiuta di beneficiare di contenute agevolazioni fiscali (leggera riduzione dell’aliquota fiscale, detrazione come avviene già ora per le erogazioni liberali e/o differimento dei versamenti). Per ridurre al massimo i vincoli burocratici si potrebbe anche immaginare una autocertificazione da parte della famiglia che si trova in un periodo di difficoltà temporanea.
Rispetto alle azioni di welfare tradizionale, l’Istituto dell’affido di solidarietà avrebbe il vantaggio della prossimità degli interventi, perché sarebbe soprattutto a vantaggio di familiari, amici o conoscenti, in un periodo limitato e di particolare bisogno.
Cordiali saluti.
Roberto Alatri
I guardiani del bene presunto