Grazie ai collegamenti su Skype, Zoom, Hangout, alle dirette Instagram, ai video su TikTok, conosciamo ormai libri, quadri, cucine in acciaio laminato, angoli cottura, composizioni di frutta a centro tavolo, persiane, mensole e lampade Ikea delle case di vip, politici, giornalisti. Di alcune (quella di Tajani, ad esempio) potremmo all’occorrenza disegnare la piantina a occhi chiusi, ricostruendo tutti i suoi spostamenti nei collegamenti al Tg2. E’ anche chiaro che Salvini non ha più uno studio dove poter lavorare e si è probabilmente trasferito armi e bagagli nella cameretta del figlio. Ospite nell’ultima puntata di “Non è l’Arena”, incorniciato tra due grandi classici, la biografia di Marco Van Basten e “Putinfobia” di Giulietto Chiesa, si notavano soprattutto orsacchiotti di peluche, trattorini, pezzi del Lego, un alpino-soldatino di plastica, persino una fedele riproduzione della “merda d’artista” di Piero Manzoni (“pastiche” situazionista e politicamente disperato che parla a un nuovo target elettorale avvolto in una nebulosa ideologica dai contorni ancora vaghi).
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