L’Italia ripudia l’assistente civico. Dice che è figura paternalista, statalista, offensiva, illiberale, costrittiva. Per Giorgia Meloni è una “milizia autorizzata dal governo”, segnale inequivocabile della “deriva autoritaria grottesca e preoccupante” verso la quale ci avviamo; per Matteo Salvini è un’esagerazione, un’intrusione nel privato degli italiani che invece necessitano di lavoro e non di “ispettori alle calcagna”. Ohibò, la destra italiana ne è uscita progressista. L’AC (acronimo innegabilmente funesto) convince soltanto chi l’ha proposto, e cioè il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, e il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, i quali, mentre l’Italia li accusa di liberticidio, vanno spiegando che le nostre città non saranno attraversate da ronde punitive di sentinelle in piedi, tutori della disciplina, mutanti metà 007 e metà pizzardoni. Gli AC saranno 60 mila e passa volontari che aiuteranno i cittadini a orientarsi nella nuova burocrazia del movimento, a farla rispettare, e porteranno la spesa e i pacchi di prima necessità agli anziani e a tutti coloro che non sono autosufficienti.
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