Italiani popolo di santi, poeti e sanificatori
Secondo l'Istat nella fase 1 più della metà della popolazione si è dedicata alle pulizie. Così le modalità di igienizzazione sono diventate un nuovo rituale: dallo shopping alla pausa caffé in Parlamento
Dalle mani agli abiti, dalle mascherine alle piastrelle della cucina: tutto va igienizzato e la sanificazione, già automatismo della nostra routine, forse ci consentirà di tornare ad abbracciarci con sicurezza. Persino gli onorevoli ormai prendono il caffè in “pausa sanificazione”, il rituale all’ozono che ogni tre ore interrompe i lavori della Camera per igienizzare aula, seggi, banchi e microfoni. Cresce, e molto, quindi il tempo dedicato alla sterilizzazione di noi stessi, degli oggetti con cui entriamo in contatto e degli ambienti in cui ci troviamo e la tecnologia, come la creatività, si è già messa al servizio per combattere il nemico invisibile.
La cosiddetta fase 3 ci impone la convivenza con il virus, impresa non sempre facile dato che normative e paure possono rallentare un effettivo ritorno alla normalità e penalizzare le attività commerciali, sulla carta in piena ripartenza, meno se guardiamo a clientela e fatturato. “Per adeguarci al rispetto delle nuove normative” - spiegano da Nuna Lie, uno dei principali players del fast fashion italiano - “nelle nostre boutique abbiamo scelto di adottare una sanificazione con vapore ad altissimo grado, che viene applicata su tutti i capi, prima e dopo che vengono provati, nonché a una pronta pulizia e igienizzazione dei camerini a ogni loro utilizzo. Per rendere sempre più confortevole l’esperienza nei nostri negozi e andare incontro a tutte le esigenze, abbiamo da poco introdotto la possibilità di acquistare i capi e provarli a casa, con restituzione e rimborso entro 7 giorni”.
Per rassicurare i consumatori e sostenere gli esercenti è stata inoltre progettata una cabina che sanifica chiunque la attraversi. Si chiama Protego, è stata brevettata e prodotta dalla start up Ips 4, e garantisce un abbattimento della carica batterica e virale pari al 90%. Sulla stessa scia, dallo studio di design Carlo Ratti arriva Pura-Case, porta abiti intelligente che tramite l’ozono, efficace battericida, purifica i capi appesi al suo interno, ovvero fino a quattro grucce avvolte in un fodero chiuso con una cerniera a tenuta d’aria.
“La contaminazione di tessuti e scarpe, soprattutto se si rispettano le distanze sociali attualmente raccomandate, è meno probabile rispetto a quella che avviene attraverso le superfici”, afferma Alessandro D’Avino, infettivologo presso l’ospedale Cristo Re di Roma. “La capacità di un virus di resistere può essere estremamente variabile e dipende dalla sua carica virale, dalle caratteristiche del virus stesso e delle superfici. Non sempre abbiamo dei dati scientifici disponibili a riguardo e la
maggior parte degli studi deriva da esperimenti in vitro che spesso non ricreano fedelmente ciò che avviene nel mondo reale. Per ciò che concerne nello specifico il Nuovo Coronavirus”, prosegue D’Avino, “sappiamo ad esempio, grazie a un recente studio apparso sul New England, che il questo può sopravvivere alcuni minuti su carta, ma fino a 72 ore su superfici meno porose come la plastica o l’acciaio”.
La frenesia da sanificazione interessa in prima linea la nostra pelle e le nostre case. Come sappiamo, il miglior antidoto al Covid 19, ce lo ricorda l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è il lavaggio frequente delle mani, veicolo primario di infezioni e auto-contaminazione. Gel disinfettanti sempre con noi e massima attenzione a non toccarsi occhi, naso e bocca: sono questi i precetti ormai del tutto interiorizzati e che, anche in un futuro post pandemia, resteranno parte integrante dei nostri codici comportamentali. Ambienti domestici mai puliti come in questi mesi: maniglie di porte e finestre che brillano, piano di lavoro in cucina su cui si potrebbe mangiare, pavimenti lustrati e cosparsi di cere germicide. In fase 1 infatti, secondo il report Istat, gli italiani hanno dedicato più tempo alle faccende domestiche e le pulizie di casa sono state svolte da più di un cittadino su due (54,4%).
In questo scenario non sorprende che spopolino, oggi più che mai, i tutorial dei cleaning influencer, nuove figure regine del web da migliaia di visualizzazioni che spiegano come pulire la lavatrice, smacchiare la seta, riordinare le stanze e vivere l’home care come rito a metà fra meditazione e esercizio fisico brucia calorie. Negli ultimi mesi, nel mezzo del vortice di precarietà dovuta al Covid, le pulizie sono state per molti àncora di salvezza e gesti come fare il bucato o detergere i fornelli hanno acquisito un ruolo ulteriore, quasi catartico e emotivo. Sanificare i nostri spazi come anche massaggiare le mani con gel disinfettanti sono dei modi per schermarci da qualcosa che non vediamo e che ci terrorizza e i blogger del lindo e pinto oggi diventano i nuovi guru da milioni di followers e copie vendute. É il caso di Marie Kondo, autrice giapponese del best seller sull’economia domestica dal titolo “Il magico potere del riordino” tradotto in 40 lingue o anche di Luca Guidara, il coach del pulito, che ogni giorno insegna ai suoi oltre 70mila followers a sciogliere con un mix di sale e limone lo sporco più ostinato (lo chiama effetto scrub), a far splendere lo schermo del televisore e igienizzare le scarpe una volta rientrati.
Olio di gomito anche per la propria auto, che necessita di una corretta pulizia dell’abitacolo, in quanto non è escluso che il virus resista a lungo in un ambiente stretto, chiuso e rivestito di plastica rinforzata. La sanificazione della propria vettura si avvia a entrare nelle abitudini di milioni di italiani e in rete si moltiplicano tutorial e decaloghi che illustrano come applicare metodi fai da te: indossare guanti e mascherina, procurarsi panni usa e getta e disinfettanti nebulizzatori a base alcolica, meglio se con funzione elimina-odori, e poi concentrarsi con cura su volante e cambio, punti che di solito tocchiamo di più e quindi maggiormente esporti al virus.
Sanificare è ormai un verbo fra i più in uso e ci viene quasi spontaneo chiederci ogni volta se un luogo, un tavolo, un utensile sia stato o meno igienizzato, quesito che fino a ieri non sfiorava i nostri pensieri ma che adesso ci permette di continuare a vivere e di appropriarci di nuovo delle azioni più comuni, che per due mesi sono state congelate.
Gli italiani tornano a fidarsi. Pensiamo alle cabine per fototessere che da più di mezzo secolo fotografano le nostre facce, scandiscono le nostre geografie urbane e il cui utilizzo sta progressivamente aumentando di settimana in settimana dalla fine del lockdown, attestandosi oggi a un 50% circa della media pre Covid. Camminando per strada e imbattendoci in una di queste scatole magiche che ci ricordano la deliziosa Amelie Poulain del celebre film francese, possiamo rasserenarci e rispondere in modo affermativo alla domanda: sarà sicuro entrare e scattarci una foto?
“Da sempre”, spiega Alessandro Lama, Responsabile sicurezza del Gruppo Dedem “l’igiene è un aspetto che curiamo con grande attenzione. I nostri tecnici, che seguono corsi di formazione periodici, controllano e puliscono le cabine per fototessera ogni giorno. Ora, con l’emergenza sanitaria in corso, abbiamo messo in campo un piano straordinario di sanificazione, a integrazione delle attività quotidiane di pulizia, per garantire ai nostri clienti la massima sicurezza possibile: le attività di igienizzazione prevedono che tutte le superfici, con particolare attenzione a quelle che vengono a contatto con l’utente, ovvero soprattutto la pulsantiera, vengano sanificate con prodotti consigliati dal'OMS. Il ritorno all’utilizzo delle cabine è un messaggio che ci premia, una speranza per la ripresa”.
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