Finché il Covid-19 non vi separi
La pandemia ha colpito il settore del wedding che, in Italia, vale più di 5 miliardi di euro, conta oltre 30.000 partite Iva e comprende aziende con più di 100.000 lavoratori. Come ripartire?
“Com'è cambiato il mondo, e com'è sempre uguale! Case, palazzi, grattacieli, e in mezzo un dramma vecchio come il nostro.” È Marcello Mastroianni che parla rivolgendosi a Sofia Loren che interpreta la sempre eterna Filumena Marturano in Matrimonio all’italiana di Vittorio De Sica. Sullo sfondo palazzi in costruzione.
Un mondo cambiato, ma uguale a se stesso e un dramma nel mezzo. La Loren e Mastroianni parlano delle loro vite, del loro destino e del loro amore, non di certo della pandemia da Covid-19, ma a sentire la frase, rivedendo il film, comodamente seduta sul divano del mio soggiorno, una di queste sere appartenenti ufficialmente alla Fase 3 – che un po’ assomiglia alla Fase 2, un po’ vorrei che assomigliasse alla Fase 1 per paura – non ho potuto che pensare al nostro mondo cambiato eppur uguale a se stesso, al nostro dramma nel mezzo. Stravolgente, indimenticabile.
I matrimoni all’italiana, già. Quest’anno ne ho già saltati almeno 3, rimandati con tanto di data fissata per il 2021. Sposi che alternano momenti di tristezza per il grande evento rinviato a momenti di sollievo per la responsabilità momentaneamente scansata; spose che, nere per il lavoro di preparazione e organizzazione e pianificazione e progettazione andato in fumo e per molti aspetti da riprendere in mano l’anno che verrà, si domandano quanto il vestito potrà ancora essere quello giusto, quando quell’Ave Maria mentre si attraversa la navata della Chiesa potrà finalmente giungere a inondare il cuore di gioia emozione soddisfazione amore. Un luogo comune, un gioco delle parti superato, forse sì, ma anche immaginandolo a parti invertite la sostanza non cambia di molto.
Già, l’abito bianco, magari la traversata trionfale della navata ecclesiastica, la musica di sottofondo, il fatidico si-lo-voglio, l’anello al dito, occhi negli occhi, il riso dispettoso, i fiori immacolati, le foto inevitabili, gli invitati scintillanti, il banchetto nuziale, la musica sempre troppo alta, il tableau originale, la torta più alta del mondo, le bomboniere sudate come le carte di Leopardi. È di solito questo il copione di una giornata che si ripete sempre uguale a se stessa, un po’ come il mondo che non cambia mai, eppure sempre diversa, perché condita dai gusti, dalle emozioni, dalle gioie di due persone che decidono di affidare la propria vita all’altro. Per sempre.
Il fatto è che il 2020 è una data affascinante, certo, talmente tonda da portare con sé un non so che di completezza, di perfezione. Ma il 2020 è anno bisestile e, si sa, anno-bisestile-anno-funesto. Negatività in arrivo e progetti in bilico.
Ed è arrivato quanto di più negativo era difficile aspettarsi: una pandemia mondiale, che ha scombussolato ogni piano, mandato a gambe per l’aria ogni programma. Matrimoni compresi, con un impatto preoccupante non tanto sull’umore e le emozioni degli sposi promessi, che il loro amore, prima o poi, lo vedranno comunque coronato, quanto sulla sopravvivenza di un settore, quello del wedding che nel nostro Paese, con un indotto molto vasto, vale più di 5 miliardi di euro, conta oltre 30.000 partite Iva e comprende aziende con più di 100.000 lavoratori in tutta Italia. Un settore messo totalmente in ginocchio prima dal lockdown poi dal distanziamento e dal divieto di assembramenti imposti dal susseguirsi delle regole delle Fasi di questa assurda emergenza sanitaria da Covid-19.
“Quando l’emergenza ci ha investiti – forse è proprio il termine giusto – i primi giorni di marzo, la situazione non era affatto chiara e non sapevamo a cosa stessimo andando incontro, ma ben presto abbiamo capito che il nostro settore sarebbe stato fra i più colpiti dalla grave crisi, anche economica, che ha interessato il nostro Paese. Ma nessuno avrebbe potuto prevedere un tale scenario,”, riflette Cira Lombardo, wedding planner ed event creator, regista di tanti e tanti matrimoni da sogno.
Secondo Unimpresa Moda, 7 promessi sposi su 10 hanno optato per il rinvio delle nozze, non gradendo proposte di riduzione di invitati, di matrimonio organizzati su due giornate, di banchetti ridotti, di foto distanziate. Hanno scelto di posticipare e l’impatto sui ricavi del settore, tutto compreso, si stima in centinaia di migliaia di euro.
Perché diciamocelo, non può esserci matrimonio degno di questo nome senza un lungo banchetto colmo di ogni ben di Dio, intervallato da digestivi che invece di chiudere aprono le danze a nuove pietanze; senza il lancio del bouquet tanto atteso dalle non maritate e temuto dai fidanzati desiderosi di rimandare, non certo solo di un anno, il momento dell’addio alla gioventù; senza cambi d’abito, che negli 80 annunciavano la partenza immediata degli sposi per la luna di miele, oggi invitano educatamente gli inviati a togliere il disturbo, accingendosi ordinatamente al ritiro della bomboniera e alla consegna della anelata busta coi soldi.
“Abbiamo modificato il nostro modo di lavorare durante la quarantena. È stato difficile accettare il prolungato silenzio delle istituzioni che, in un primo momento, sembravano non avere in alcuna considerazione le migliaia di aziende e operatori che da anni portano avanti le loro attività in questo campo”, dice la Lombardo.
Nel corso dell’audizione alla Commissione Bilancio della Camera dei deputati sul Decreto Rilancio, il presidente di Assoeventi, Michele Boccardi ha snocciolato i numeri: nel 2020, erano stati programmati 219.405 matrimoni di cui 210.258 italiani e 9.147 stranieri con un fatturato diretto complessivo di 10 miliardi che si dovevano dividere tra 7,3 miliardi circa per i matrimoni italiani e 2,7 miliardi per i matrimoni stranieri. Si, perché ha precisato Boccardi, “i matrimoni di persone che vengono dall’estero e scelgono l’Italia per sposarsi rappresenta il 4,2% del totale dei matrimoni ma performava per il 30% del fatturato del settore”. Perché “il matrimonio dall’estero è un evento che dura in media 6 giorni generando un indotto di permanenza molto più alto sul turismo, gli alberghi e che genera un fatturato di almeno dieci volte tanto. L’Italia è leader mondiale per i matrimoni di fascia altissima, ci sono alcune regioni italiane che sono le destinazioni più importanti del mondo per l’industria dei matrimoni come la Campania, la Puglia, la Sicilia e la Toscana”, ha chiarito Boccardi.
“Tra marzo e aprile sono stati annullati 17mila matrimoni e 50mila tra maggio e giugno, con un quasi totale azzeramento degli eventi, che ha portato tutte le aziende che operano nel settore a ricavi vicini allo zero. Un settore importantissimo per l’economia italiana e per il made in Italy che fa quasi il 15% del pil italiano”, precisa la Lombardo. “Per fortuna, il governo ha rotto il silenzio, dando il via alla ripartenza anche per l’organizzazione di eventi privati, ragion per cui ora, a poco a poco, le varie Regioni stanno prendendo provvedimenti con decreti ad hoc e nuove disposizioni in materia di sicurezza.”
La normalità condizionata, rispettosa delle regole, del resto, sembrerebbe essere finalmente tornata e autorizzata a tornare dai numeri. Le cerimonie sono consentite; gli eventi privati, sebbene con regole di sicurezza da rispettare e mascherine, anche; abbiamo ripreso ad abbracciarci, silenziosamente, timorosamente, increduli e grati, non solo con gli occhi, almeno tra familiari. E, finalmente, qualche giorno dedicato al fatidico sì è tornato ad essere celebrato. Diverso eppur uguale a se stesso.
“Onestamente, vorrei continuare a immaginare i matrimoni come sono sempre stati, sereni, gioiosi, emozionanti. Credo che questa esperienza ci abbia insegnato quanto siano importanti gli affetti e i momenti speciali da vivere con le persone care. In fin dei conti, è proprio questo che facciamo, aiutiamo le persone a vivere i loro momenti speciali, senza preoccupazioni, come li hanno sempre sognati. Perciò, ecco, questo è un augurio dedicato a tutti i futuri sposi che hanno dovuto rimandare le nozze: che tutto torni com’è sempre stato, solo con i nostri cuori più aperti alla gratitudine, perché ogni emozione è un dono”, conclude Cira Lombardo.
E qualcosa ci fa intuire che ritornerà, sì, ritornerà il copione di una giornata sempre diversa eppur sempre uguale a se stessa, un po’ come il mondo che non cambia mai. E non è cambiato, in fondo, nemmeno stavolta.