Non solo Venezuela. La geografia spiegata al M5s da Franco Farinelli
I grillini figli della rete che non sa leggere le mappe. “Oggi la geografia è sempre di più ‘la vera regione depressa’ d’Italia. Rimossa perfino negli istituti nautici e sostituita dal gps”
Roma. Sono spaesati al governo, e non hanno una “rotta”, proprio come lo sono in geografia. Non è il Venezuela che li dovrebbe imbarazzare, ma la difficoltà che ciascuno di loro mostra nel padroneggiare meridiani e paralleli, attrezzi da cartografi, ma soprattutto strumenti di politica, le ascisse del carattere. Lasciate perdere il Cile scambiato per il Venezuela di Luigi Di Maio o il baedeker di Alessandro Di Battista sull’Iran. “Il problema, e non solo, del M5s, è la geografia che non è solo geografia, ma un modo per situare e riconoscere la posizione delle cose. Tutta la modernità si fonda sul principio della distanza. La loro difficoltà prima ancora che politica è difficoltà geografica”, dice Franco Farinelli, italiano, tra i geografi più letti al mondo, autore del classico “La crisi della ragione cartografica” (Einaudi), volume che tutti i leader studiano e tengono sul tavolo.
Cos’è infatti se non una crisi “spaziale” quella che i parlamentari del M5s attraversano? Hanno perso contatto con il “territorio”, sono divisi in “aree di influenza”, chiedono a Giuseppe Conte di “condurli avanti” mentre a Beppe Grillo di convocare “la direzione”. Non sottovalutate la geografia e non solo perché dopo dieci anni è ancora la loro “materia di debito” e oggi nientemeno che ritardo diplomatico e geopolitico come si vede nei rapporti con Egitto e Cina… “Tutti lo dimenticano, ma Immanuel Kant, prima ancora di essere un filosofo, era un geografo. A Königsberg insegnava geografia. E per Ludwig Wittgenstein la politica non si può separare dalla geografia. Al di sotto di alcune verità – pensava – ci sono sempre delle verità geografiche”. E per Farinelli c’è del vero nel credere che la difficoltà del M5s, in particolar modo quella attuale, sia figlia della rete e dalla scarsa conoscenza della “mappa” che non è semplicemente la “mappa”, ma un modo di sapere stare a tavola e dunque anche in Consiglio dei ministri. “Oggi la geografia, per dirla con parole a me care, è sempre di più ‘la vera regione depressa’ d’Italia. Rimossa perfino negli istituti nautici e sostituita dal gps. E’ dal 1969, da quando è nata ufficialmente la rete, che la geografia ha perso contenuto. Si è creduto, purtroppo, che lo spazio non conti quasi più nulla. Da allora c’è una difficoltà di leggere il mondo e la mappa che, preciso, non è una copia della terra ma il suo contrario”.
Come prodotto nato dalla rete, che non conosce categorie come terra e mare, il M5s ha assemblato un mappamondo di alleanze esplosive e in Europa ci sono voluti anni per individuare la “posizione” giusta nel Parlamento europeo. Gli manca la bussola e il senso della geografia che, racconta Farinelli, è un prodotto “prussiano”, tedesco, e loro sono anti tedeschi. “La geografia come la conosciamo è un’invenzione prussiana. La Francia dopo la sconfitta di Sedan la inserisce nei programmi scolastici perché ne comprende l’importanza. La nostra deriva da quella francese che deriva da quella prussiana” ripete Farinelli che è preoccupato davvero quando riflette sul rapporto tra Italia e Cina. “Non avere competenze geografiche ci ha condotto nella “buca” cinese anche per un complesso di inferiorità. Qual è la vera forza della Cina e lo spauracchio del progetto Belt and Road? E’ una potenza che sa leggere la mappa e che ha individuato nell’Oceano Indiano e nel Mar Mediterraneo lo snodo futuro. Mi dispiace ma forse il nostro ministro degli Esteri non ha compreso che nei tentativi cinesi c’è una sapienza e un tentativo di egemonia pari solo a quelli inglese del Settecento per avere il controllo delle rotte. La Cina mette in discussione l’idea di stato nazione, è un modello nervoso che vuole imporre un’altra territorialità. Ecco, chi governa non può non tenere conto di tutto questo”. Abbiamo sorriso del M5s e del loro terrapiattismo e invece è qualcosa di più serio, ritiene Farinelli. “La geografia è un esercizio che mette in discussione le categorie destra e sinistra a favore della categoria del buon senso. Anche in politica, non può che essere così. La verità è che non riusciranno mai a comprendere il mondo se non impareranno a leggerlo sulla carta”.