Ieri essere genitori rappresentava l’esito naturale di un percorso di vita che iniziava con l’indipendenza economica, passava attraverso il matrimonio e arrivava ai figli. Ma oggi non è più così. Da un lato la genitorialità è diventata una scelta, una sfida, un compito rispetto al quale molto spesso non ci si sente all’altezza; dall’altro, grazie soprattutto ai progressi delle tecnologie della riproduzione, essa viene considerata come un “diritto” che l’individuo può rivendicare come e quando vuole. Nel primo caso, la consapevolezza della responsabilità che la nascita di un figlio comporta induce a rinunciarvi. Non abbiamo un lavoro adeguato, non abbiamo una casa adeguata, non abbiamo tempo, non possiamo garantire la necessaria stabilità economica e affettiva: meglio rinunciare. Verrebbe da dire, senza figli per responsabilità. Nel secondo caso, l’importanza che si attribuisce al figlio è tale che ci si sente autorizzati a ricorrere a qualsiasi mezzo pur di averlo. In entrambi i casi, il mettere o il non mettere al mondo un figlio si configura sempre di più come una faccenda, diciamo così, di scelta individuale.
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