Eravamo appena usciti dal Covid, per una volta primi in una manifestazione globale anche di una certa caratura, e si parlava addirittura di un “modello Italia” (l’avanguardia dei balconi!), ma eccoci tornati al punto di partenza. Col #blacklivesmatter siamo di nuovo a “Un americano a Roma”: gli slogan in inglese ma senza saperlo, la militanza afro, gli inginocchiamenti in tv e per le strade, il ripescaggio di Montanelli per sedere anche noi al tavolo delle statue, e la consueta passione per le cause rivoluzionarie lontane – retaggio salgariano e operistico, più che “antimperialista” (“la tisi viene applaudita solo se ha luogo a Parigi, come insegnano La Traviata e La Bohème”, A. Arbasino). E’ il nostro funambolico allineamento a proteste, scontri, rivendicazioni etniche e guerre culturali intorno al “politicamente corretto”, con una lingua in cui “negra” indicava una cultura e “nera” una faccetta. Dunque, all’inseguimento, ancora una volta, in affanno. In attesa dell’autunno caldo, sarà un’estate rovente, signora mia.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE