E così, dall’oggi al domani, potrebbe andare tutto storto. Un principato o una famiglia, un bar o un amore, un chiosco o una carriera. Fummo prudenti, attenti. Ligi ai dettagli. Eppure dalla sera alla mattina, per imperscrutabile ragione, ciò che sta in alto se ne scivola in basso, la forza diventa debolezza e persino un Maradona può sbagliare un calcio di rigore, il gol a porta vuota. Siamo appesi a un filo. Così tu, governatore della Campania – on o don – Vincenzo De Luca, rischi di finire come un povero Attilio Fontana; di perdere il controllo sul coronavirus cui hai affidato i prossimi destini elettorali, la fama di pater sceriffo, l’aurea primavera dell’arguzia a effetto. Basta che s’impennino i contagi per colpa di una festa. E che festa. Per una Coppa Italia strappata all’aborritissima Juventus era legittimo e evidente che sarebbero scesi tutti in piazza: ma quali mascherine e assembramenti, quale dei tuoi lanciafiamme. Valli a tenere, a Napoli: molti avrebbero firmato una liberatoria per beccarsi il Covid, magari a decorso bonario, piuttosto che cedere la Coppa al nemico del cuore.
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