Il mondo è pieno, come lo è sempre stato, di dittatori, delinquenti, criminali, mafiosi, truffatori, traditori, assassini, hacker. Ma noi odiamo Woody Allen. Non Bolsonaro, Bashar al Assad, Kim Jong Un, che anzi ci è simpatico (viene bene nelle gif), ma un ultraottantenne che nelle ultime pagine della sua biografia ha scritto che quando sarà morto, immagina che quasi niente potrà dargli fastidio “compreso il soffiatore per foglie che usano i vicini”. Contro ogni sentenza, prova, controprova che lo scagiona dalle insinuazioni di una moglie squilibrata, siamo riusciti a pensare che sia un pedofilo stupratore molestatore di figlie e abbiamo ottenuto che nessuno o quasi nessuno volesse più lavorare con lui, che venisse ostracizzato e diventasse un paria, cosa che per lui “presenta alcuni lati positivi. Per esempio, non ti chiedono di salvare le balene, pronunciare discorsi di fine anno”. Odiamo Chiara Ferragni, una che va agli Uffizi, si fotografa davanti alla Nascita di Venere di Botticelli e in due giorni fa aumentare quasi del 25 per cento i visitatori. Ci indigniamo quando Cesare Cremonini, che è un cantante, in una trasmissione televisiva fatta di sketch comici, dice di aver cambiato il nome alla sua domestica; ridiamo pazzamente quando Vincenzo De Luca, che è un politico, nei suoi videomessaggi per i cittadini, promette di mandare carabinieri col lanciafiamme alle feste di laurea. Troviamo destrorso, quasi fascista, Beppe Sala che si fotografa in cima al Duomo di Milano con le frecce tricolore alle spalle; quando il Pd vota a favore del rinnovo del finanziamento alla Guardia costiera libica ce ne accorgiamo a stento. Giovedì è stato il settantanovesimo compleanno di Sergio Mattarella, e Sebastiano Messina ha scritto sulla Repubblica che c’è stata “un’alluvione di auguri con la gara a chi elencava le maggiori virtù del presidente”, di cui godono soltanto i leader russi, cinesi o nordcoreani, “con la differenza che questo non è stato l’inchino obbligatorio dei sudditi al capo del regime, ma il grazie corale di un popolo”. Bene, bravi noi. Non è mai troppo tardi per capire, e nemmeno per emendarsi: in questi anni, siamo riusciti a odiare, insultare, irridere anche Sergio Mattarella. Naturalmente, gli odiatori uniti contro Mattarella e tutti gli altri bersagli, sono parsi una maggioranza plebiscitaria anche quando erano una minoranza infima e infame, per la semplice ragione che strepitavano.
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