Pronti al voto. Le prime elezioni al tempo del Covid
Schede sterili, copriscarpe e tute di decontaminazione. Saranno belle elezioni d’autunno
A settembre, con il rinnovo di alcune giunte regionali e il referendum nazionale sul taglio dei parlamentari, si terranno in Italia le prime elezioni al tempo del Covid. E anche se i virologi preferirebbero l’astensione, saranno sicuramente milioni gli italiani che si recheranno alle urne, per giunta allestite in quelle scuole la cui riapertura rimandata per mesi viene associata a una vigorosa ripresa dei contagi – i bambini italiani, si sa, sono l’anello di congiunzione fra l’uomo e il pangolino. In effetti, il virus ci pone di fronte a un nodo che prima o poi doveva venire al pettine: le elezioni democratiche sono da sempre un grande rischio sanitario.
Le cabine elettorali non sono certo ambienti salubri: basta che quello che abbia votato prima di te abbia starnutito dentro alla cabina che tu, oltre al suo voto, debba subire anche i suoi germi. E le scuole sedi di seggio sono per lo più sporche e fatiscenti: io una volta sono andato a votare scalzo e mi sono preso le verruche, mentre una mia amica scrutinatrice al seggio si è seduta e si è beccata le piattole. Non solo: mi ha detto mio cugino che una volta è andato a votare e si è trovato scritto sulla scheda con la matita copiativa “Benvenuto nell’Aids”. Il fatto che in democrazia votano tutti obiettivamente non è igienico, e le matite copiative che passano di mano in mano equivalgano alle siringhe usate fra sieropositivi. Oggi la pandemia ci obbliga ad aprire gli occhi e a intervenire: come evitare l'assembramento virale e al tempo stesso creare le condizioni per una sicura partecipazione democratica? Urge un piano; eccomi dunque a proporvene uno, modesto ma spero più efficace di quello partorito per il ritorno a scuole dal dinamico duo Azzolina&Arcuri e che ha già fatto diventare il 14 settembre una data più sinistra dell’11.
Prima di tutto, i seggi vanno allestiti anti Covid: cabine in plexiglas (scuro, per garantire la segretezza del voto) distanziate almeno un metro e da sanificare subito dopo l’uso; se le scuole sedi di seggio hanno spazi all’esterno (cortili, giardini, piazzole di sosta o anche solo un marciapiede antistante l’ingresso) è possibile, anzi auspicabile, allestire sezioni all’aperto. L’accesso al seggio, un elettore alla volta, è consentito solo indossando mascherina, cuffietta e copriscarpe – scrutinatori e presidenti di seggio dovranno indossare anche il camice e una visiera trasparente. All’ingresso i Carabinieri in tuta anticontaminazione misureranno la temperatura per mezzo di un termoscanner: potranno votare tutti i cittadini italiani aventi diritto, che hanno raggiunto la maggiore età e una temperatura inferiore ai 37 e mezzo. All’entrata della sezione saranno posti dispenser di gel igienizzante tricolore (bianco per i germi, rosso per i batteri e verde per lo sporco più ostinato), mentre le matite dovranno essere necessariamente monouso – non importa che uno si sia appena sanificato le mani: ricordiamoci che gli elettori 5 stelle credono che per evitare brogli la matita copiativa vada leccata, e garantire collutorio igienizzante per tutti è troppo dispendioso e logisticamente complicato. Le schede dovranno essere sterili, e una volta esercitato il proprio voto vanno riposte all’interno di un’urna a raggi ultravioletti, dove resteranno sotto l’effetto germicida fino allo scrutinio. All’uscita dei seggi verranno poste delle docce di decontaminazione, per consentire a chi ha partecipato al voto di eliminare scorie e radiazioni.
Se simili provvedimenti vi sembrano disincentivare o come minimo complicare e rallentare il voto, penalizzare alcune forze politiche (l’obbligo di mascherina potrebbe tenere lontano dalle urne l’elettorato leghista più salviniano) o addirittura restringere il diritto di voto dal punto di vista termico, è perché oltre al contagio questo piano ha l’ambizione di ridurre anche le altrettanto pandemiche conseguenze del suffragio universale.