Un sogno così non ritorna mai più. Destri, conservatori, genitori, imprenditori puntellano le discoteche, dicono “chiuderle è liberticida!”, rivendicano il diritto dei giovani al ballo sotto lo stroboscopio, contestano al governo di “prendersela coi ragazzi che escono e si vogliono divertire” (Salvini). Agli occhi di questi giovanili signori, l’Italia è com’era la riviera romagnola nel 1985, e la sua economia ruota intorno a djset, “locali da ballo” e playboy. Eppure, nemmeno nel 1985 sarebbe stato immaginabile che una parlamentare della Repubblica, nonché socia di uno stabilimento balneare vippissimo a Forte dei Marmi, ivi si sarebbe fatta filmare mentre, ramarro felice, balla con un coetaneo una canzone di cui sbaglia tutto, coreografia e parole, come una zia alla festa di laurea, e lo fa per dire che se ne impipa di virologi, allarmi, governo centrale. “Non ci sono evidenze scientifiche, c’è solo una limitazione delle libertà!”, ha detto Daniela Santanché, naturalmente ricordando che bisognava chiudere i porti e non bandire la danza. “Demonizzare i giovani è insensato, l’ordinanza è un attacco alla libertà”, ha detto al Corriere Giuseppe Cipriani, ereditiero e imprenditore (suo nonno Giuseppe fondò l’Harry’s Bar).
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