E mi sovvien l’eterno e le morte stagioni, ecc., scriveva il nostro caro Giacomo da un colle. A me, più modestamente e con risultati immaginativi molto scarsi, seduto su una spiaggia di Rimini (quindi, come si dice, in linea d’aria, non così distante da Recanati) mi viene in mente solo l’Italia in Miniatura. Mi consolo così: non è poco, forse la mia generazione (classe 1966) ha scoperto l’esistenza della nazione e i monumenti, le città, e un minimo di geografia proprio visitando, a partire dagli anni Settanta, questo parco. Cioè, all’epoca, anche dal Sud, si veniva sulla cosa romagnola (e si visitava obbligatoriamente l’Italia in miniatura), perché si sentiva odore di Italia, e d’Europa. C’erano cose che noi, rappresentanti di una certa classe sociale (media borghesia), non avevamo mai visto. Tanti raccontavano la stessa storia: qui il turismo a partire dagli anni Sessanta ha portato ricchezza, benessere, e divertimento (ora, sempre seduto sulla spiaggia, mi ricordo dell’Aquafan di Riccione e di Fabilandia). Difatti, c’era sempre uno zio, un parente, un caro amico di famiglia che quando si accennava alla costa romagnola, chiudeva gli occhi, tirava una lunga boccata di sigaretta e sussurrava: “Eh, avreste dovuto vedere la Romagna negli anni Sessanta, altro che adesso, avreste visto la nascita dell’Italia”. Noi che in fondo eravamo negli anni Settanta, chiedevamo spiegazioni e lo zio, il parente il caro amico diceva sempre la stessa cosa: eh, allora, negli anni Sessanta, le cascanti dimore sul mare di pescatori sono diventate trattorie e altre cascanti dimore sono diventate locande.
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