Saverio ma giusto
Contagio orario
Legge inflessibile sulla chiusura dei bar. È noto infatti che il virus s’annida nello spritz e non sul bus
In questi giorni molte persone accusano di avere un déja-vù: siamo a ottobre 2020 ma sembra marzo, con le chiusure, i divieti, gli obblighi e gli incitamenti – neanche troppo velati – alla delazione. In realtà, molto è cambiato: da quando è scoppiata la pandemia a oggi abbiamo scoperto molte più cose sul virus che prima invece ignoravamo. Per esempio ad agosto abbiamo imparato che prima delle 18,00 il coronavirus si trasmette molto meno, e ora sappiamo anche che dalle 21,00 lo trasmettono solo le persone in piedi, mentre quelle stesse persone se sedute a un tavolino non sono più contagiose, ma solo fino alle 24,00, quando tutti – in piedi o seduti – diventano positivi mannari – ancora da chiarire invece la carica virale nelle stesse ore delle persone inginocchiate, accovacciate o sdraiate, compresa la differenza di indice Rt fra chi è prono e chi è supino; così come non è chiaro quale sia la postura fisica di chi contagia dalle 18,00 alle 21,00: probabilmente è gente che sta in piedi ma su una gamba sola.
Rispetto a otto mesi fa, adesso sappiamo che la mascherina va tenuta sempre e comunque tranne se si indossa una tuta da jogging, ma quest’ultima non necessariamente in faccia – evidentemente le scarpe da corsa filtrano i droplet pur stando ai piedi, roba che nemmeno una Ffp3. Ora sappiamo che sette persone sane se si vedono muoiono tutte di Covid; mentre fino a sei persone ci si può vedere tranquillamente, anche se tutte e sei positive al tampone. È dimostrato che il virus di annida principalmente nei drink, nello spritz, nelle birre da asporto, nei vini alla mescita, ma non sugli autobus, né in metropolitana né sui treni per i pendolari – salvo i passeggeri non si mettano a ballare: in quel caso è discoteca quindi focolaio.
Abbiamo scoperto che il virus non si prende a scuola, tranne in gita; e nonostante i numerosi casi in serie A (evidentemente ritenuti delle simulazioni come certe cadute in area di rigore) chi gioca a calcio non contrae il virus, al contrario del calcetto – la cui esposizione è seconda solo a quella di un reparto di terapia intensiva. Abbiamo anche scoperto un affascinante effetto paradosso: mangiare al ristorante protegge dal virus al punto da esentare dall'obbligo di mascherina; ma solo fino a mezzanotte quando, come una scarpetta di cristallo, il manicaretto si trasforma in un veicolo di trasmissione del virus (oltre che dei trigliceridi e del colesterolo), ragion per cui le cucine vanno chiuse sprangate come porte in faccia agli zombie. Insomma, le situazione rispetto a marzo è decisamente migliorata: le scelte e i criteri ora sono razionali, e la logica adottata ferrea e incontrovertibile.
Una prova di questa nuova stagione dei lumi è la recente dichiarazione del premier Conte, il quale ha annunciato che non manderà la polizia a casa delle persone a controllare in quanti sono a tavola; e questo non certo perché siamo in uno stato di diritto e per fare certe cose ci vuole un mandato (problema che si potrebbe tranquillamente aggirare con un’autocertificazione), bensì perché Conte sa che se una pattuglia di polizia (mettiamo composta anche solo da due agenti) sfonda una porta e si trova di fronte una famiglia numerosa – mettiamo di cinque figli – verrebbe trasgredito il numero minimo consentito all’interno di un singolo domicilio, per giunta con grande disonore per la divisa. In tutto questo, credo sia semplicemente surreale il dibattito dai toni indignati su un possibile ritorno alla didattica a distanza: che gli studenti vadano o non vadano a scuola, studino o no, imparino qualcosa o meno, non fa alcuna differenza. Ormai per rapportarsi alla realtà non serve più cultura, conoscenza, logica o raziocinio; basta solo un liberissimo arbitrio.
Politicamente corretto e panettone
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Una luce dietro il rischio