Il coprifuoco contro la movida, che poi è questo il senso della decisione apparentemente stralunata di chiudere tutto quando la notte è a un punto buono di cottura, e fino all’aurora, ha una doppia faccia. Perché la movida ha anch’essa una doppia faccia, non è solo uno struscio luccicante di chiacchiera e di contatti. Ieri alla Festa del Cinema di Roma hanno presentato il film, Druk, Drunk o in italiano Un altro giro, di un bravo e riconosciuto regista danese, Thomas Vinterberg, campione di una scuola poetica capace di stordire e inquietare detta Dogma dal suo manifesto di estetica. Martin e tre suoi amici insegnanti sono in età appropriata di movimento e di crisi e soffrono di qualcosa di simile alla pandemic fatigue, tristezza, noia, ripetitività dei fatti e dei comportamenti, disillusione, difficoltà a capire quando finisce questa situazione di merda, ché l’inquietudine precede il virus, dunque vita affetti insegnamento si chiudono in una penombra di automatismi, di nevrosi, di miserie e mediocrità. I quattro amici discutono la teoria di un fisiologo norvegese: al nostro organismo manca un tanto di alcol. E provvedono di conseguenza.
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