È abitabile l’Italia? Leggendo qua e là, mi rigiro fra le mani da qualche tempo un libro di Donzelli che attira l’attenzione già con il suo titolo: “Manifesto per riabitare l’Italia”, a cura di Domenico Cersosimo e Carmine Donzelli. Un tascabile, denso libro enciclopedico sui problemi (non sopporto il neologismo “criticità”) sociali e politici italiani, oggi acuiti dalla drammatica crisi sanitaria. Incuriosisce nel titolo il termine “manifesto”, perché esprime un’ambizione militante e propositiva ispirata da un senso di urgenza straordinaria che dovrebbe coinvolgere tanto il lettore singolo che tutta l’opinione pubblica. Non meno interessante è quel “riabitare” in cui si concentra l’ottica dell’analisi, della prognosi, della diagnosi e anche della necessaria terapia. Se il problema è quello di riabitare l’Italia, evidentemente si pensa che ora non la stiamo davvero abitando, non ne siamo più capaci: l’identità dei luoghi è deperita o cancellata e la consapevolezza che ne abbiamo è carente, distratta, inoperante. Non sappiamo più dove siamo, se la casa in cui ci troviamo è la nostra e forse, come in certi incubi, non siamo neppure del tutto certi di essere chi siamo.
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