L'organizzazione dei Boy Scouts of America travolta dalle cause e in bancarotta. Ma il fatto non scatena particolari campagne scandalistiche, e lo stesso trattamento avevano avuto le organizzazioni sportive e persino il Dalai Lama. A differenza di quanto avvenuto per anni, in una campagna ideologica contro la chiesa cattolica
Archiviato o quasi l’affaire Trump, passato un decennio dagli anni ruggenti in cui il New York Times metteva sul più alto banco degli imputati Papa Ratzinger accusandolo di essere il massimo insabbiatore di casi di pedofilia nella chiesa, e ora che il rapporto McCarrick ha sgonfiato fino a un certo grado di ragionevolezza storica quel fluviale romanzo criminale, anche il New York Times ha trovato il tempo di accorgersi che il grave scandalo della pedofilia non riguardava solo la chiesa cattolica. E di raccontare che negli Stati Uniti sono più di 82 mila le persone (tra gli 8 e i 93 anni) che hanno presentato nell’ultimo decennio denunce contro i Boy Scouts of America, una delle più grandi organizzazioni educative del mondo, con oltre due milioni di bambini e adolescenti iscritti, per accuse di abusi sessuali. Un numero di cause che, secondo gli stessi avvocati patrocinatori, supera abbondantemente il totale di quelle mosse nel paese contro la chiesa cattolica. Ora si arriva ai conti, perché il tribunale fallimentare del Delaware aveva fissato a ieri il termine ultimo per presentare le istanze di risarcimento. L’associazione degli scout americani, davanti all’enormità delle cause, aveva già presentato a febbraio la domanda di concordato preventivo per gestire la bancarotta attraverso il “Chapter 11” in vista della costituzione di un fondo di risarcimento e in modo da poter a proseguire nelle proprie attività. Oltre al tremendo danno di immagine, c’è il tracollo di un vero impero economico e c’è chi si domanda se le ricchezze dei Boy Scouts of America basteranno. Si tratta di fondi e beni per un miliardo di dollari, più centinaia di proprietà in tutti gli stati. Uno degli attorney che da anni seguono le cause contro l’organizzazione, Paul Mones, ha dichiarato che, pur sapendo che erano moltissime, non avrebbe “mai immaginato un numero così ampio”.
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