saverio ma giusto
Vaccino Gran Riserva
Da quelli rossi e corposi a quelli freschi e beverini. Rassegna dei sieri anti Covid, con e senza bollicine
Il 2021 sarà l’anno del vaccino. L’anti Covid rilancerà il mondo e tutte le sue attività. Per prendere parte a questo nuovo boom, a questo rinascimento sociale e globale, a questo New Deal economico-sanitario, a questo armistizio (“Mettete un fiore nelle vostre mascherine, e un ago nel vostro braccio”), non basta farsi iniettare il vaccino: bisogna diventare agenti attivi del cambiamento. Il vaccino serve al mondo intero, avrà una platea di miliardi di consumatori: fra produzione, distribuzione e somministrazione, il vaccino è in grado di dare lavoro a migliaia di persone. Insomma, la torta è talmente grande che ce n’è una fetta per tutti. Il mondo della vaccinazione nel 2021 sarà quello che il food&beverage è stato fino all’anno scorso. Il business plan? Lo stesso della produzione vinicola. Del resto, qui si guarda all’efficacia del vaccino come alla gradazione alcolica (“Quanto fa? 94,1 per cento? Ideale per carni rosse, selvaggina e casi gravi”), e i virologi sono i nuovi enologi (Crisanti? Un purista: considera il vaccino che esce a gennaio acerbo, troppo giovane, “primitivo”, e preferisce aspettare quelli barricati. Burioni? Se va da Fazio a dire che il tuo vaccino sa di tappo puoi dire addio alla carriera nei laboratori).
Ora è il turno delle grandi etichette, della grande distribuzione, con fasce di prezzo e complessità differenti: Pfizer sinonimo di “bollicine”, vaccino Gran Riserva in siringhe magnum da conservare in ghiaccio come lo champagne; Moderna millesimato e invecchiato in provette di rovere; AstraZeneca vaccino “Metodo Classico” per tutte le tasche, “da tavola” come dicono allo Spallanzani. Ma da gennaio sarà il turno dei produttori indipendenti, dei piccoli laboratori a chilometro zero, dell’azienda farmaceutica a gestione famigliare che produce un vaccino in pochissime dosi ma che – dicono – sia il preferito del professor Galli. Vaccini biologici, ottenuti da anticorpi raccolti a mano e senza proteine aggiunte; o addirittura vaccini biodinamici, “naturali”, con quella caratteristica posa di anticorpi sul fondo della siringa. E dopo il vaccino russo (efficace al 92 per cento: quell’8 per cento sui quali non funziona è composto da giornalisti e dissidenti politici) e quello cinese (i maligni dicono sia una copia di quelli occidentali ma i suoi anticorpi si rompono subito), ci saranno i vaccini toscani, friulani, siciliani, pugliesi. L’Agro Pontino sarà la nuova valle del Chianti; Pomezia la nuova Montepulciano. Le regioni rosse produrranno vaccini corposi, strutturati; le regioni gialle vaccini freschi e beverini; le regioni arancioni, vaccini frizzanti, rosati o orange. Pensate all’indotto: gente invitata a cena a casa d’altri che si presenterà con un vaccino appena preso in farmacia (“mettilo subito nell’abbattitore così ce lo iniettiamo per il dolce. Non sapevo quanti eravamo, così ne ho comprate dieci dosi, spero bastino altrimenti rinuncio io alla mia, bevo solo acqua come quelli che si curano con l’omeopatia”), tutti a comprare frigo per conservare i vaccini, e ci sarà anche chi farà i lavori in cantina per farsi il proprio laboratorio personale, dove collezionare vaccini, ospitare degustazioni (“sentite com’è morbido sull’intramuscolo, con un leggero retrogusto di penicillina”) e magari provare a fare anche qualche esperimento domestico al posto del solito limoncello. I No vax saranno i nuovi astemi: isolati, noiosi, non invitati alle cene. E il 2020 sarà ricordato non più come il più bisestile degli anni, ma come un’ottima annata!
Politicamente corretto e panettone
L'immancabile ritorno di “Una poltrona per due” risveglia i wokisti indignati
Una luce dietro il rischio