Lo spopolamento del centro città, la nuova centralità delle periferie. "Adesso è meglio vivere lì". Tre archistar a confronto: Italo Rota, Mario Cucinella, e Maria Claudia Clemente
Abbiamo bisogno di tutti. Anche degli scemi? “Soprattutto degli scemi. Fatevi avanti”. Nelle città del dopo pandemia serviranno biologi, architetti, urbanisti e gli scemotti “e significa che la bellezza sarà introdotta grazie alla loro originalità. Ci saranno più alberi, terrazze, balconi e non servirà costruire. Sarà un capovolgimento: non più demolire per edificare, ma solo trasformare per efficientare”. Italo Rota, l’architetto che con Gae Aulenti ha allestito il Museo d’Orsay fuggirà in campagna? “No, io non fuggirò. Rimango urbano per sempre. Ma è vero che ci sono città che stanno morendo. Londra oggi langue. Non tornerà mai più come prima. Roma ha una grande occasione perché non è altro che una periferia che si è autoallargata. Milano invece si foresterà con i suoi tre milioni di alberi in dieci anni. Sarà magnifico”.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE