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Suddito, morto o X
Il rapporto sulla situazione sociale del Censis fotografa un'Italia spaventata, rissosa e "legalitaria" per convenienza. Siamo davvero sicuri che non ci sia un'alternativa di buon senso tra la rinuncia ai propri diritti e la tutela della salute collettiva?
"Nel momento del massimo pericolo abbiamo percepito lo stato come il salvagente a cui aggrapparci". Massimiliano Valerii, direttore del Censis, risponde ad Alessio Viola a "Ogni mattina" su Tv8 e sottolinea come l'epidemia di nuovo coronavirus abbia stravolto non solo le abitudini ma anche la mentalità di una popolazione, quella italiana, storicamente refrattaria alle regole. Gli italiani sarebbero diventati "legalitari" durante l'emergenza Covid, anche se pesano più i calcoli economici che lo spirito civico: "Abbiamo accettato e condiviso le limitazioni alle nostre libertà personali – dice Valerii – e abbiamo avuto accesso a vari sussidi e bonus che hanno garantito una certa pace sociale. Sintetizzando, meglio sudditi che morti", che poi è il titolo scelto quest'anno dal Censis per il rapporto sulla situazione sociale italiana.
Una fotografia piuttosto cupa e preoccupante di un paese nel quale "privi di un Churchill a fare da guida nell’ora più buia, capace di essere il collante delle comunità, il nostro modello individualista è stato il migliore alleato del virus, unitamente ai problemi sociali di antica data, alla rissosità della politica e ai conflitti interistituzionali". Così si legge nel cinquantaquattresimo rapporto del centro di ricerca sociale.
Se il 57,8 per cento degli italiani si è detto disposto a rinunciare ad alcune libertà personali in nome della tutela della salute collettiva – e fin qui può sembrare un'affermazione di buon senso in un contesto come quello pandemico – diventa più inquietante pensare a quel 38,5 per cento di nostri connazionali che si dice pronto a rinunciare ai propri diritti civili per un maggiore benessere economico, accettando limiti al diritto di sciopero, alla libertà di opinione e di iscriversi a sindacati e associazioni. Il 56,6 per cento degli intervistati si spinge a chiedere il carcere per i contagiati che non rispettano le regole della quarantena e il 31,2 per cento non vuole che questi vengano curati (o vuole che vengano curati più tardi rispetto a chi è stato responsabile).. Davvero in così tanti, in Italia, sono convinti che non esiste alternativa tra essere “sudditi” ed essere “morti”?