Dalla Repubblica di Bosgattia, fondata su un isolotto nel delta del Po, al quasi millenario principato di Seborga. Dai giochi olimpici alle richieste di cittadinanza (post-Brexit). I micro-stati sono incubatori di storie, in equilibrio tra realtà e fantasia
Tecnicamente nel settore cinematografico si chiamano high concept. E molto spesso, se si è davvero fortunati, se ne incrociano un paio in tutta la carriera. Si tratta di quelle storie che hanno un cuore narrativo, un motore drammaturgico forte, unico e conchiuso. L’idea che regge il racconto vale da sola l’investimento, ancor prima che di essa ne nasca una versione più articolata e compiuta (come ogni buon film dovrebbe essere). L’incredibile storia dell’Isola delle Rose è questo, la pietra grezza, l’innesco narrativo perfetto. Figurarsi poi quando si scopre - praticamente subito - che un’Isola delle Rose è esistita davvero. Anzi, che ce n’erano e ce ne sono ancora. Strani esperimenti di micronazioni, nate per gioco, per evasione letteraria, per polemica politica o per propulsione visionaria. Anche questo è un buon innesco: e le storie che stanno dietro a queste nazioni sui generis lo sono ancora di più.
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