Joker dell'ulktraterreno
Dallo sciamano di QAnon all'ampolla del Po. Il vestito della rivolta
Corna, bandiere ed eterno folklore. Quello che resterà dell'assedio al Campidoglio sarà l'immagine di Jake Angeli, sciamano d'accatto ma potente. Evoca druidi del Po e infiniti altri populismi che, pur votati all'iconoclastia, si cibano di antichi simboli
Jake Angeli, attore (sempre meno) sconosciuto. Fra vent’anni, dell’assalto a Capitol Hill sarà rimasta solo l’immagine di quello sciamano d’accatto. Una pagina sui libri di storia e quel tipo a metà fra il Peter Pan disneyano e Felipe Rose dei Village People che fronteggia un poliziotto brandendo la bandiera degli Stati Uniti fra due accoliti modello Proci: piume, bandiere, pelli di lupi e corna di bue. Un’immagine deplorevole, certo, ma anche potente, e non solo per il paese della cancel culture, l’eterno presente di chi non conosce né vuole tollerare l’evoluzione storica o il diritto al dissenso.
In Italia, ça va sans dire, l’abbiamo buttata subito sul ridere: non si era ancora diffusa la notizia che sotto tutto quel pelo, quel trucco para-tribale e quei tatuaggi c’era lo “sciamano di QAnon”, vate della teoria cospirazionista di estrema destra secondo la quale Donald Trump sarebbe impegnato in una battaglia contro i poteri forti mondiali, che già erano partiti i meme con Diego Abatantuono “Attila Flagello di Dio”, caposaldo del cinema trash Anni Ottanta.
Abbiamo riso alle lacrime, convinti della nostra superiorità culturale e intellettuale, che per carità è anche un bene: sembriamo però esserci dimenticati, evidentemente, delle corna dei raduni leghisti, dei donnoni dalla scollatura trionfante o anche flaccidissima tinta di verde e di certi lavacri nelle acque del Po, fra riti e ampolle para-druidiche e il Va pensiero verdiano, che certo è molto più chiaro e trasparente degli enigmi con i quali si esprime Q (ah l’enigma, quell’ amo perfetto per far abboccare i pesci dei social, fosse pure scovare l’omino con la testa rivolta all’ingiù in un mare di teste all’insù), ma che ne è solo l’altra faccia.
Non siamo certo qui a calcolare il gradiente di cialtronaggine e di cattivo gusto fra le due espressioni di populismo per decretare il vincitore. Piuttosto, però, riteniamo che valga la pena di riflettere sulle ragioni per le quali i movimenti dell’iconoclastia ufficialmente più spinta e apodittica (via le teste, giù le statue), quelli dei parlamenti da aprire come scatolette di tonno e del Po come fiume primigenio di presunte etnie superiori, abbiano invece e sempre bisogno di mettersi al seguito di un simbolo esoterico, di un capo di presunta ispirazione divina, fosse pure incognito. Insomma, tutta questa gente pronta a menare le mani e a brandire fucili e coltelli, a farsi giustizia da sé, cerca immancabilmente l’avallo e la guida dell’ultraterreno, il tramite con il divino, la legittimazione di un qualunque ascoso che dispensi vaticini, meglio ancora se di difficile interpretazione, segno di potere e intelligenza superiore. Mai che basti il terra-terra. Si vuole il terra-cielo.
In hoc signo vinces, ancora una volta. L’interpretazione del volere del divino per mezzo di un uomo. La Thule Gesellschaft dei nazisti, sulla quale la Hollywood ancora libera e politicamente scorretta degli Anni Ottanta, cioè l’America ancora capace si ridere di sé e degli altri, costruì l’intera saga di Indiana Jones. L’America laica poteva farlo. Quella di oggi non vi riesce più, ma fra le crepe della cappa moralisticamente idiota imposta dalla correttezza continuano ad emergere gli eversivi. D’accatto, d’accordo, eppure. Non sottovalutate l’orribile, ridicolo Jake Angeli con la sua faccia da Joker dell’ultraterreno (a proposito: nessuno ha ancora intervistato sul tema Todd Phillips, bisognerebbe proprio), e non sottovalutate le donne poppute e cornute del Po.
Le rivolte popolari non sono mai laiche, ad eccezione della Rivoluzione Francese, che non a caso fu guidata dall’aristocrazia intellettuale. Al contrario, e soprattutto adesso, risalgono dagli albori dell’umanità pratiche folkloristiche e tribali: se ne è avuta una grande prova dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica e in particolare in Siberia, nella Repubblica di Sacha, culla dello sciamanesimo mondiale, dove un gruppo di etnografi identificò, a cavallo fra il vecchio e il nuovo secolo, una rinascita sia di pratiche legate allo sciamanesimo sia dell’attività sciamanica. Questa attività sembrava veicolare un messaggio di risveglio culturale e politico attorno alla ricerca della memoria, di un determinato passato storico, di modi e atti che fossero o sembrassero autentici, tipici, unici. Che questo si verifichi oggi, nel paese della grande ignoranza, è un segnale da monitorare ben oltre i paraphernalia patetici di Jake Angeli. Ma non dimenticate nemmeno questi, nemmeno le pelli e le corna: banali e scontate, eppure e proprio per questo riconoscibili. La simbologia si nutre anche di certezze e di ovvietà. E nessuno domina l’ovvio meglio degli Usa.
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