Ogni volta che penso all’America mi viene in mente il Partenone di Nashville, Tennessee, la copia in scala 1:1, intatta e variopinta come in origine, di quello di Atene, che però sorge in un parco pieno di scoiattoli invece che in cima all’Acropoli. Il Partenone di Nashville mi è tornato in mente vedendo su Netflix “Death to 2020”, il falso documentario realizzato dai creatori di “Black Mirror” che riassume l’anno incredibile che abbiamo vissuto: gli incendi in Australia, Greta Thunberg a Davos e lo scoppio dell’epidemia, naturalmente, il contagio, le città deserte e Trump che consiglia iniezioni di candeggina, Black Lives Matter and so on. Nel film Hugh Grant interpreta la parte di uno storico inglese saccente e un po’ scemo che ripete così tante volte la frase “E non solo in America, anche nel mondo reale” da insinuare nel pubblico il sospetto che il mondo reale, compresa l’America, tanto reale non sia. Alla vigilia dell’insediamento di Biden alla Casa Bianca mentre Trump continua a strepitare, il sospetto di abitare un universo in cui fantasia e realtà, immaginario e concreto si mescolino senza soluzione di continuità, sta diventando certezza.
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