Le maxi risse di giovanissimi, dalla prima sulla terrazza del Pincio a Roma a quelle di Gallarate, Ercolano, Ancona. Il lockdown, i video sui social, le pagine di gossip, la ricerca di popolarità. Qual è il meccanismo che le fomenta, spiegato dai protagonisti
“Ce stamo ar monno” è la scritta che campeggia nel mezzo della storia su Instagram che F. mostra alla telecamera. Si vedono i suoi amici corsi a difenderlo durante la maxi rissa del 5 dicembre 2020 sulla terrazza del Pincio a Roma. Quasi una dichiarazione generazionale o forse una richiesta: ci siamo, siamo qui. Dal pomeriggio di quel 5 dicembre F. sta per felpa bianca, “ormai è il mio segno di riconoscimento” dice chiedendo di restare anonimo, mentre raggiunge il punto esatto del belvedere dove è iniziata la prima lite. “Ho visto tanti ragazzi, una folla gigantesca vicino a quell’albero, cercavano un ragazzino di 14 anni”, racconta. Lui, da poco 18enne, si è messo in mezzo dandogli così una via di fuga. Un ragazzo con la tuta rossa, parte del gruppo che aveva preso di punta il 14enne per una vecchia questione, “mi dà un pugno da dietro. In quel momento io mi difendo”. Da qui la rissa. Diventata virale in brevissimo tempo per la centinaia di persone (e dunque di cellulari e di video) raggruppate nonostante il Covid, per la falsa notizia della morte di un ragazzo, per un’altra scazzottata sotto la metro Flaminio, e perché le risse vanno. Tantissimo.
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