Più coccole e meno sesso. Così il virus ha cambiato Tinder
Nell'anno pandemico c'è stato un boom delle app con cui si organizzano appuntamenti online, ma è cambiato l'approccio degli utenti: più match, conversazioni più lunghe, nuove biografie. L'esigenza del contatto fisico ha lasciato posto al conforto emotivo
Il dialogo è un bisogno più urgente del sesso. A decretare la supremazia della razionalità umana sugli istinti sessuali è stato Tinder, l’app che più avrebbe dovuto incentivare i rapporti occasionali e veloci, rompendo il tabù della botta-e-via. La piattaforma, dove agli iscritti sono proposte immagini di altri utenti come in un grande store digitale – sinistra per rifiutare il pretendente, destra per certificare la propria disponibilità – ha registrato nell’anno passato un cambiamento nelle abitudini e nelle richieste. E, benché la logica sembrerebbe suggerire uno scenario apocalittico (pandemia, solitudine, la necessità disperata di lasciar libero sfogo ai propri ormoni), nulla di quello che il Coronavirus avrebbe lasciato presagire si è poi verificato. Nel 2020, l’annus horribilis dell’emergenza sanitaria, gli utenti di Tinder non hanno cercato un contatto fisico, ma un conforto emotivo. Cosa, questa, che i dirigenti dell’applicazione hanno giurato poter essere un punto di non ritorno.
La Generazione Z, all’interno della quale rientrano tutti i ragazzi di età compresa tra i 18 e i 25 anni, ha calato la maschera, plasmando di conseguenza il futuro degli appuntamenti (o "dating", per quelli più cool). Nel corso dei dodici mesi passati, la Gen Z, che da sola rappresenta oltre il 50 per cento dell’utenza Tinder, si è timidamente accorta di avere nell’empatia il suo sogno più grande. La richiesta di "coccole", attraverso l'uso di questa parola che è cresciuto del 23 per cento nell’ultimo anno, ha soppiantato una grande fetta delle fantasie sessuali. Online, le biografie degli iscritti hanno cominciato a riflettere disagi e condizioni presenti: la parola "ansia" è stata utilizzata così spesso da far registrare a Tinder un +31 per cento nel suo impiego, le conversazioni – di norma succinte quel tanto che basta da poter arrangiare un appuntamento fisico – si sono allungate del 32 per cento e la metà, o quasi, degli utenti più giovani (il 43 per cento) ha ammesso di non ricercare il bello e maledetto, l’amore tormentato o passionale, ma una persona onesta che consenta loro di esprimere la propria autenticità.
La pandemia, dunque, ha cambiato l’amore. E le previsioni di Tinder, che per 130 volte, nei 365 giorni del 2020, ha superato i tre miliardi di match quotidiani, raccontano di un mondo diverso, più aperto, pronto a "vedere come va", senza che ciò imponga grandi congetture o aspettative sul futuro di una relazione. Il boom di Tinder nell’era del Coronavirus, seguito da un più generico boom delle app preposte agli incontri (Hinge, app dedicata a chi cerca un amore duraturo, è cresciuta del 52,8 per cento nei mesi di emergenza sanitaria; Grindr, app per gli amori omosessuali, del 14,6 per cento, Bumble del 10,6 per cento), sembra essere figlio di un’esigenza precisa: il contatto dell’anima. Gli utenti hanno scoperto un bisogno di scambio, di parole, hanno chiesto di poter condividere. E, quasi, hanno dimenticato il fine ultimo delle loro ricerche, accontentandosi di poter riempire, nel momento presente, il vuoto imposto dalla sospensione di un’esistenza sociale. Le video chat, gli appuntamenti su Zoom, l’idea di consumare un pasto insieme o vedere un film, ciascuno a casa propria: gli escamotage trovati per accorciare le distanze attraverso il digitale sono stati tanti, diversi. Tutti efficaci al punto da aver indotto il 40 per cento dei più giovani a votarsi al dating virtuale, pratica che giurano di non voler abbandonare con la riapertura dei luoghi fisici. Perché il video sarà pure un mezzuccio, figlio della più tremenda fra le circostanze, ma assolve superbamente alle proprie funzioni, consentendo (anche) di risparmiarsi qualche delusione alla catfish: finte foto per avvezzi alle truffe dei sentimenti.
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