InstaNanni Moretti
Cosa ci fa il regista su Instagram? Balla Mahmood, pubblica foto di “Caro Diario” o della Giuria di Cannes del 2012 per i nostalgici che gli scrivono “Ti ho scoperto a 15 anni. Sei parte della mia storia". Riuscirà a farci tornare al Nuovo Sacher?
Ieri per cinque minuti ci siamo accorti del profilo Instagram di Nanni Moretti. È successo nel social per giornalisti, Twitter, vero direttore occulto della metà degli articoli che appaiono sui giornali (l’altra metà la decidono gli statali in pausa caffè che commentano qualsiasi cosa: forse non esiste un’élite inefficiente, esiste solo un efficiente algoritmo). Moretti era in tendenza perché ha pubblicato un video in cui canta “Soldi” di Mahmood in bagno insieme a Alba Rohrwacher a Margherita Buy (l’effetto Internet Explorer del pop è dietro l’angolo). E l’unica domanda da farsi se si conosce minimamente Nanni Moretti è: cosa ci fa Nanni moretti su Instagram?
Balla Mahmood, è una risposta. Festeggia il ritorno al Festival di Cannes del nuovo film, “Tre piani”, è un’altra risposta. Risponde anche a chiamate di gente che gli chiede se può vedere il film all’aperto (“di giorno? col sole? eh”). Pubblica foto di “Caro Diario” o della Giuria di Cannes del 2012 per i nostalgici che gli scrivono “Ti ho scoperto a 15 anni. Sei parte della mia storia. Una storia che non va da nessuna parte ma che è mia”. Per usare la neolingua orwelliana direi che è il boomer dei geriatric millennial che gli sono affezionati, coloro sospesi tra analogico e digitale che hanno visto nascere e morire sia i floppy disk sia Myspace. Nelle reazioni fuori dalla bolla ci si è divisi, come sempre, tra i “che due palle” e i “ti amiamo”. L’ingessato Moretti, il nemico numero uno della cultura giovanilista, che apre un profilo social per convincerci ad andare al cinema. Possibilmente il suo. I teaser estemporanei li ha sempre fatti, ma lanciarli su Instagram è un po’ come vedere Mattarella lamentarsi di non essere andato dal parrucchiere: una cosa del tutto normale e allo stesso tempo straniante.
Chi ha bisogno delle nuove leve comiche intellettuali tipo Bo Burnham su Netflix con il suo “Inside” (una geniale produzione low budget in lockdown) quando puoi avere quelli che hai amato da giovane e continuano a funzionare. Avete presente le vecchie glorie testosteroniche? Bruce Willis, Tom Cruise, Mel Gibson? Girano ancora questi film d'azione dove devi credere riescano a non pisciarsi nel patello o rompersi le ossa facendo a botte con gente con trent’anni in meno di loro. Ma accetti la sospensione d’incredulità pur di non dover imparare nuovi nomi, nuove storie, nuovi amori. Moretti è il content creator della gente che si sente troppo vecchia per fare un balletto su Tik Tok ma non abbastanza vecchia da non guardarne uno. L'anti Khaby Lame dei trenta-quaranta laureati. È bianco etero cis ma senza fartelo pesare: piace anche alle neofemministe che cancellerebbero il proprio padre. Amatissimo da noi che cerchiamo disperatamente un contenuto che ci faccia sorridere e che possiamo condividere senza vergogna. Chi meglio di lui?
Rimane un dubbio: riuscirà a farci tornare al Nuovo Sacher? Tra gli effetti collaterali del Covid, oltre all’essere invecchiati di cinque anni in uno (come ha brillantemente notato Alessandro Baricco) e all’aver romanticizzato fino alla nausea la reclusione, c’è stato il duro colpo inferto alle casse del cinema – e se servisse a vendere un biglietto in più persino Moretti sarebbe disposto a condurre Ru Paul Drag Race. Ma la gente che lascia un like e scrive “genio” poi va anche al cinema, compra i libri e paga per i contenuti che consuma? I dati di mercato ci dicono: dipende. Se hai costruito la tua immagine social, cioè il tuo brand, fidelizzando il pubblico affinché voglia acquistare qualsiasi cosa tu abbia sfiorato, sì; se hai scambiato i social per un deposito dove parcheggi foto, video e materiale d’archivio sperando di scambiare cuori per soldi, no. Ti ameranno ma non ti compreranno. È pur sempre il solito pubblico di merda.
generazione ansiosa