Mariella Milani (foto Olycom) 

Fashion Confidential, un podcast di Mariella Milani racconta il lato oscuro della moda

Claudia Casiraghi

"Un universo di lustrini e pugnali”, dice la giornalista, storico volto del Tg2

La moda, con il suo mondo sgargiante di passerelle, lussi e bellezza, ha anche una faccia oscura. “È un universo 'di lustrini e pugnali'”, dice Mariella Milani, storico volto del Tg2 che Clemente Mimun, nei primi anni Novanta, volle come voce della moda, nel suo essere fenomeno di costume, espressione sociale e fatto economico. Un panorama, a volte violento e criminale, che Milani ha ricostruito su Spotify in una serie podcast, adattamento del libro scritto per Sperling Kupfer, Fashion Confidential (2021, pp. 2567, euro 16,05). “Perché la creatività, ormai, latita, e i risvolti dark della moda sono infiniti. Oggi, abbiamo il Me Too, la lista nera dei fotografi e delle molestie sessuali. Ma questo resta un sistema chiuso, all’interno del quale più che altrove operano narcisismo, lobby e logiche di potere”.

 

  

“È una vita faticosa, quella di chi lavora con l’industria del fashion”, dice Milani. “Credo, a dirla tutta, che non sia possibile fare a meno di droghe per lavorarvi. Moda significa aerei, viaggi interminabili. Significa dormire poco e avere l’urgenza di presentarsi sempre al massimo splendore, con la pelle levigata, con l’abito giusto. Le performance richieste sono altissime e, spesso, finiscono per essere incompatibili con il decorso di una vita normale, di un’affettività normale”. Un fattore, questo, che se contestualizzato all’interno di un sistema di potere oligarchico potrebbe spiegare, almeno in parte, perché tanta brutalità si sia consumata dove avrebbe dovuto esserci, unicamente, la magnificazione della figura umana. Storie di modelle in declino e di stilisti che perdono il senno. A volte, la vita. Gianni Versace è stato ammazzato sui gradini della villa che chiamava casa, a Miami. Maurizio Gucci si è accasciato nell’androne di un palazzo milanese, pochi passi oltre piazza del Duomo. E in quel luogo è tornata Lady Gaga, artista scelta perché l’omicidio del patron Gucci possa essere raccontato una volta ancora, al cinema, per la regia di Ridley Scott. Che è stato l’ultimo a decidere di frugare nel lato oscuro della moda, per raccontare sotto una nuova luce una fra le storie più note: una moglie tradita, una giovane amante, ricchezza, sesso, potere. House of Gucci, le cui riprese sono in corso fra Milano, Roma, il lago di Como e Gressoney, è la trasposizione di quel che spinse Patrizia Reggiani a ordinare l’assassinio dell’ex marito. Ma, mediaticamente, è l’ultimo adattamento di un micromondo, quello delle passerelle, che è fonte inesauribile di cupi e tristi epiloghi umani.

 

“Nel podcast, come nel libro, ho cercato di restituire il mio punto di vista”, dice Milani, che nella serie audio ha potuto trovare una possibilità di approfondimento che la carta stampata le ha negato. “Ogni capitolo ha il titolo di un film. Comincio con La finestra sul cortile di Hitchcock per arrivare al caso di John Galliano, licenziato d’improvviso dalla Lvmh per aver rivolto insulti antisemiti a una coppia di ebrei. Galliano, che ubriaco si sentiva inneggiare a Hitler in un video amatoriale, disse di essere stato provocato e qualcuno suggerì che gli fosse stata tesa una trappola: ipotesi plausibile, nella moda si è implacabili con chi si vuole far fuori”, ricorda la giornalista, che ripercorre anche il suicidio di Alexander McQueen, trovato impiccato alla vigilia del funerale della madre. "'Prendevi cura dei miei cani, li amo, Lee', ha lasciato scritto, lui genio tormentato di un passato che torna e tornerà ancora".

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