La fine della seduzione
La mutanda della nonna è sexy dice Victoria’s Secret, celebrando quel concetto ballerino che è la “donna vera” e cancellando la libertà di sedurre. Che comunque nella letteratura è già quasi estinta
La mutanda alta e comoda, un po’ elastica sulla pancia, che fa cadere bene i vestiti? O la biancheria sexy che – arrivati al dunque – risulta più invitante? Il dilemma tormentava Bridget Jones, un’èra geologica fa. Nella vita vissuta, abbiamo avuto come corollario il racconto di un’amica che al primo appuntamento andava con la biancheria vecchiotta e un po’ lisa, per non avere la tentazione di cedere subito alle avance (la strada verso la virtù può essere tortuosa).
Dilemma risolto. La mutanda della nonna è sexy. Lo ha stabilito Victoria’s Secret, in una delle più clamorose giravolte merceologiche mai viste. Niente più tanga a filo interdentale, niente più reggiseni a balconcino impreziositi da roba che luccica. Mutande comode, un po’ alte in vita, e reggiseni ugualmente privi di orpelli. Indossati da modelle che somigliano alle donne vere. Tradotto – nessun concetto è più ballerino delle “donne vere” – oggi vuol dire: varie sfumature di carnagione, taglia fino alla 50, cisgender o transgender, a seconda di come ci si sente (è abbastanza neutro? ci stiamo allenando, e vale anche per quando la biancheria cadrà sul pavimento della camera da letto). Il nuovo direttore creativo ha una figlia quindicenne che lo ha implorato: fallo per me e per la mia generazione. Qualche generazione fa, andarono al rogo i reggiseni, ricomprati a caro prezzo proprio da Victoria’s Secret e dintorni, e sempre in nome della libertà. Qualche generazione fa, del resto, mai avremmo indossato un paio di Birkenstock, roba da tedeschi in vacanza. Sapete tutti com’è finita. Può avere un grande futuro modaiolo anche l’umile mutanda di cotone – biologico e slave free.
Avevamo conquistato la libertà di essere sexy. Questo era l’empowerment, che Victoria’s Secret ora invoca per le sue “donne vere”. Dopo il #MeToo, seduzione e corteggiamento sono faccende rischiosissime, anche nel loro grado zero. Meglio astenersi, o ritirarsi nello scetticismo di Franco Battiato che un giorno dichiarò: “Il corteggiamento, come il tiro con l’arco, è uno sport che ammiro ma non ho mai praticato”. Possediamo ancora il ritaglio, per gli scettici. Conservato negli anni per un saggetto poco serio sulla seduzione: altra pratica che nel frattempo, nella vita e nella letteratura, si è estinta. Tra il disinteresse generale. Prendiamo “Yoga”, l’ultimo libro di Emmanuel Carrère. Pagine e pagine sul respiro, le posizioni, la meditazione, lo zafu su cui sedersi immobili, il sistema nervoso e le arterie, i benefici e le regole del ritiro. Sezione storie d’amore assai più scarsa. Altro ritiro yoga, sulle rive del lago Lemano. Lui guarda una donna con insistenza. Lei se ne accorge ma fa finta di nulla. Finito il ritiro, alla stazione di Ginevra, altro sguardo e si ritrovano insieme in una stanza d’albergo. Si incontreranno altre volte, muti sulle rispettive vite. Da una situazione analoga prende il via “Sesso più, sesso meno” di Mario Fillioley: Peppe e Arianna vanno a letto insieme e basta, una pizza insieme è per mutuo consenso considerata un pericoloso cedimento.
Per qualcosa che somigli alla seduzione, bisogna tornare all’innominabile Vladimir Nabokov e a “Lolita” (se protestate, non avete ancora capito la differenza tra vita e letteratura). Noi invece celebriamo romanzi intitolati “L’animale che mi porto dentro” (by Francesco Piccolo, diciamo anche il peccatore): in materia di seduzione si colloca pericolosamente vicino a “o me la dai o scendi”. Tanta, tanta sincerità. Ma la letteratura è finzione. E seduzione del lettore. Altra pratica ormai considerata indegna, come i completini di seta e pizzo.
I guardiani del bene presunto