Saverio ma giusto
Il green pass promette il paradiso, ma anche il lockdown agostano affascina
Il certificato di vaccinazione spalanca le porte a baci (anche con la lingua), area lounge e al lavoro dei sogni: parola di Cts, Comitato teoricamente scientifico. Spieghiamo meglio l'alternativa, così sarà Salvini il primo a impugnare la siringa
E’ semplice: qui c’è un bivio fra green pass obbligatorio e lockdown obbligato. Per poter scegliere fra i due con coscienza e raziocinio anche se ci si chiama Matteo Salvini o Giorgia Meloni (non esattamente due campioni né in fatto di coscienza né di razionalità) bisogna avere ben chiari entrambi gli scenari. Quello del green pass è presto detto: libero accesso a bar e ristoranti anche al chiuso, teatri, cinema, discoteche, treni e aerei illimitati, viaggi anche all’estero, isole tropicali, accesso all’area lounge, all’area vip, allo spazio benessere, donne bellissime (o uomini sexy ed emotivamente maturi a seconda dei gusti), baci (anche con la lingua e non solo sulla bocca), champagne, sesso selvaggio, tutti i carboidrati che vuoi ma senza ingrassare, idromassaggio, orgasmi multipli lunghi e prolungati, bel tempo, camera con vista, cena in terrazza, tette, addominali scolpiti, caminetto accesso, un bel culo, palchetto all’Opera, pizza, foto di piedi, il lavoro dei tuoi sogni, nessun problema a trovare la tua taglia, affetti stabili, realizzazione umana e professionale, noci di cocco, una famiglia solida e allegra, figli affettuosi e intelligenti, l’incontro con Dio, e alla fine dei tuoi giorni circondato dall’affetto dei tuoi cari un trapasso sereno dove potrai dire come il poeta “Confesso che ho vissuto”. Questo lo scenario con il green pass – non lo dico io ma il Cts: Comitato teoricamente scientifico.
Il problema è che non è altrettanto chiara la prospettiva opposta, quella di un lockdown, per giunta in pieno agosto. Grazie alla mia immaginazione perversa, in piena sintonia con lo spirito burocratico dei tempi, credo di poter colmare questa lacuna e chiarire a tutti cosa ci si prospetterebbe. Prima di tutto, un lockdown estivo incrocerebbe l’emergenza caldo; e allora coprifuoco nelle ore più calde (dalle 12.00 alle 17.00) con obbligo di bere molta acqua (almeno due dosi al giorno, dove per una dose s’intende un litro d’acqua) e alpini e protezione civile schierati nel distribuire bottigliette di minerale – con conseguente psicosi collettiva per l’acqua gassata che in alcuni rari casi provocherà un’eruttazione simile a delle trombosi, e allora tutti vorranno la liscia. E i No vax si trasformerebbero in No Acq: si rifiuteranno di bere (se non le loro stesse urine), e chissà che nel giro di qualche settimana la disidratazione non ci liberi da tutti questi casi umani.
Mascherina obbligatoria, ma non solo su bocca e naso, anche su fronte e ascelle: il sudore fa droplet, nei luoghi al chiuso fa anche aerosol, quindi bisogna arginare la traspirazione virale. Per la stessa ragione (e per il cattivo odore) il distanziamento minimo interpersonale salirà a tre metri. Obbligo anche di autocertificazione, ma non servirà mostrarla: serve per sventolarsi e farsi aria quando l’afa non dà tregua. Quarantena di dieci giorni con temperatura superiore ai 37.5 – temperatura esterna, s’intende. Bagno al mare, o in piscina o nelle fontane, solo uno alla volta; no tuffi, no pipì in acqua, e divieto di fare il bagno prima di tre ore dopo mangiato – e qui in molti protesteranno “Ma cosa c’entra col virus?!’”; nulla ovviamente, ma con la burocrazia è così, l’arbitrarietà è fuori controllo. E a questo punto, dato che questo sarà lo scenario, mi chiedo se a correre dietro al figlio di Salvini con una siringa in mano non sarà Matteo Salvini stesso, o uno dei suoi elettori.