La delusione è il prezzo da pagare per usare le app per appuntamenti
Far sesso in modo comodo, facile e veloce sembra lo slogan di un'aspirapolvere. Eppure Tinder e le altre app di dating non sono mai state così scaricate
Quando qualcuno su un’app di dating dopo due battute sagaci ti chiede di uscire bisognerebbe dirgli subito: “Sei tu quello che mi preparerà la colazione ogni mattina e me la porterà a letto, quello che mi spiegherà 20 volte come funziona iCloud per rassicurarmi che è uno spazio sicuro, quello che toglierà i miei capelli misti ad altra roba indistinta dallo scarico della doccia?”. Se sì, ok, usciamo.
Una ragazza bionda regge una montagna vestita da scalatrice, uno regge una birra con la maglietta di un gruppo punk-rock anni Novanta. Ecco cosa si vede scrollando un po’ Tinder, l’app che nonostante sia diventata una gallery della festa dell’Unità è ancora la più scaricata del 2021. Seguita da Badoo, Bumble, Tantan, CuteU, Lamour, Grindr, Plenty of Fish, happn, Momo. Sembrano nomi scemi di personaggi di cartoni animati invece sono luoghi virtuali in cui credi che non perderai la dignità e invece la stai perdendo.
Pare che una persona single abbia almeno cinque app di dating sul proprio telefono. Le usano proprio tutti, dai preadolescenti ai trentenni ai boomer. Come dice il New York Times, perfino alcuni sacerdoti, dal New Jersey fino al Vaticano, stanno su Grindr a scrollare foto di ragazzi disposti a fare sexting.
Le app di dating non sono mai state così scaricate. Dopo l’incremento dell’uso dello swipe left durante la quarantena, i download stanno continuando a crescere: ora si cerca di incontrare qualcuno, non più stando ognuno nella propria camera, ma in giro, in un parco, a cena o in una camera con jacuzzi. Non più rituali di accoppiamento a distanza, preparare la stessa camera dove mangiavi, lavoravi, ti depilavi e scaccolavi per l’appuntamento serale su Zoom: metti il pc in una posizione strategica, sistema le luci come se dovessi fare una diretta, metti rossetto, forse no, è un po’ troppo, due candele per fare atmosfera? Meglio di no. Bicchiere di vino? Se proprio devi. E via, due ore di chiacchiere deprimenti e un po’ di sesso online. Ora si parla sempre di cose deprimenti, ma lo si fa dal vivo.
Prima di uscire con qualcuno nel 2021 oltre a sapere già com’è il suo pene sappiamo anche che è uno che cerca persone con le quali fare sesso in modo comodo, facile e veloce. Sembra lo slogan di un’aspirapolvere, non è molto eccitante. Puoi scegliere fra tante facce, gambe, braccia, un po’ come quando scrolli su Netflix per trovare la serie adatta all’umore della serata. Se piove scegli una faccia tonda, magari capelli biondi e poco trucco, mentre fa yoga con vicino una centrifuga al sedano. Con il sole sta bene anche una faccia più complicata, capelli neri e occhiali, foto con qualche libro sul divano.
Mentre gli incontri dal vivo possono andare bene o male perché mangi in modo scomposto, sudi troppo, non ti sei vaccinato, non paghi il conto, hai l’alito cattivo, quando conosci qualcuno online le cose possono andare bene o male per un’emoji di troppo, per non aver capito il tono della conversazione, per una foto fatta male, o perché la tua batteria è al minimo. Lo dicono tre ricercatori americani che hanno fatto un esperimento: quando la batteria del telefono è piena si sceglie con attenzione, quando sta per finire e vediamo sullo schermo la pila giallo o meglio rossa si accetta tutto. L’idea che qualcosa di così innocuo e irrilevante come la durata della batteria del telefono possa cambiare i nostri comportamenti sessuali e farci uscire con uno che parla di microchip impiantati nel braccio fa venire un po’ di ansia ma va bene rimanere delusi, la delusione sta diventando un’abitudine, è il prezzo da pagare per scegliere di fare sesso in modo comodo, facile e veloce.
generazione ansiosa