Saverio ma giusto
Lana & Loretta, fuga da Instagram
Le cantanti hanno chiuso i loro profili social: da quando il web ci risulta peggiore di quella cosa terribile che è la vita reale? Millenni passati a cercare di evitarla, e ora i leoni da tastiera ci fanno più paura
A poche ore di distanza l’una dall’altra, Lana Del Rey e Loretta Goggi hanno abbandonato il web e chiuso i propri profili social. Solo una coincidenza? Io non credo. Del resto, fra colei che canta “Summertime Sadness” e chi “Maledetta Primavera”, c’è già un’affinità, come dire, stagionale. Anche le ragioni della disconnessione paiono essere molto simili: Loretta Goggi ha chiuso sito e profili come reazione alle critiche feroci, sconfinate in insulti e offese, ricevute l’altra sera dopo la sua esibizione all’Arena di Verona per i Seat Music Awards (Goggi è stata attaccata per la performance, il trucco, il vestito e l’aspetto fisico; “ma niente di personale”, assicurano gli haters); la pop star americana invece si è tolta dai social ufficialmente perché “ha molti altri interessi e altre attività”, insomma c’ha da fare e non ha tempo da perdere con i selfie e le stories, ma i bene informati giurano che questa ritirata digitale abbia a che fare anche con le polemiche social che da sempre coinvolgono Del Rey e la sua non conformità alla sensibilità contemporanea.
La cosa sorprendente è che entrambe abbiano staccato la spina alla propria identità digitale, ma nessuna delle due si sia appesa con una corda a una trave del soffitto o gettata giù dalla finestra dell’ultimo piano; cioè entrambe trovano più sostenibile la vita reale a quella sui social. Davvero Instagram, Facebook e Twitter sono peggiori della realtà? La realtà, vi ricordo, è quella cosa dove i denti fanno male, inciampi e ti rompi il femore, ti mettono sotto con la macchina anche sulle strisce, la tua casa va in fiamme, una persona ti tossisce vicino e tu muori. E’ vero, sulle chat ti possono aggiungere a dei gruppi e inondarti di messaggi; ma nella realtà fanno di peggio, ti invitano ai matrimoni.
Delle due, l’una: o i social sono davvero così terribili da averci fatto rivalutare la vita vera, cioè quella cosa da cui per millenni l’essere umano ha cercato una via di fuga; oppure abbiamo perso il contatto con la realtà (sempre per colpa dei social, in effetti) al punto da trovarla preferibile a una cosa che puoi spegnere e accendere a tuo piacimento, se non addirittura ignorare. Non intendo sminuire il fastidio clamoroso che provocano i leoni da tastiera; ma sono convinto che John Lennon potendo scegliere avrebbe preferito orde di questi odiatori sui social piuttosto che quell’unico fan armato sotto casa: che sì, non gli ha fatto body shaming, però lo ha ucciso – e nonostante Lennon avesse anche altri impegni.
Resto convinto che l’introduzione dei social nella nostra vita sia paragonabile alla scoperta del fuoco: una rivoluzione nella quale oggi riconosciamo l’inizio della civiltà (la cottura dei cibi, il calore, la luce anche di notte), ma che all’inizio ha comportato roghi incontrollati con conseguenti devastazioni – e in tempi in cui, è bene ricordarlo, non esisteva nemmeno il reparto grandi ustionati. L’uomo primitivo all’epoca poteva fare due cose: rinunciare al fuoco, dicendosi bruciato – letteralmente – dall’esperienza; o imparare a usarlo. E’ grazie a questi ultimi se l’Umanità è andata avanti.
Non ci resta che fare altrettanto: non abbandonare i social, ma insistere per imparare a usarli. Magari nel frattempo investendo una parte del Recovery per strapagare flotte di moderatori che bonifichino i commenti sui social. L’ambizione non è quella di esportare l’educazione sul web (essa si è estinta nel mondo reale da almeno trent’anni); ma almeno l’ipocrisia, quel sano filtro sociale che rispetto a un’opinione diversa dalla tua ti fa annuire e cambiare discorso, o di fronte a una persona anziana conciata in modo un po’ ridicolo ti fa dire “come stai bene!”.
generazione ansiosa