Dc Comics

Il banale coming out del nuovo Superman, in nome del pol. corr.

Francesco Gottardi

Il povero Robin dovette subire anni di censura. Ora invece, da un estremo all'altro, la svolta gay dei supereroi è più inflazionata che mai: ultimo caso, il figlio di Nembo kid

Alla fine pure Superman. Non l’intoccabile Clark Kent – oddio: qualche mese fa s’inventarono il lato Lgbt di Capitan America dopo 80 anni di onorato machismo –, ma il figlio Jonathan, che nel prossimo numero della Dc Comics rivelerà la sua love story con un giornalista. Lo ha annunciato con voluta puntualità la stessa casa editrice, in occasione del Coming out day dell’11 ottobre: alcune strisce in anteprima, il bacio dei due protagonisti con tanto di arcobaleno pride – per chi ancora avesse dei dubbi – e le dichiarazioni di Tom Taylor, autore dell’episodio. “Ho sempre sostenuto che ciascuno ha bisogno di eroi in cui rappresentarsi”, ha spiegato il fumettista di punta della Dc: “Superman è sempre stato dalla parte della speranza, della verità, della giustizia. Oggi questo simbolo rappresenta qualcosa di più. Oggi più persone possono identificarsi nel più potente supereroe dei fumetti”.

 

E pazienza se stiamo parlando dell’archetipo dei super moderni, di colui che mandò in pensione le gesta un po’ âgé di Eracle e compagnia olimpica per sfoderare un nuovo universo di forza sovrumana, poteri illimitati e l’irresistibile aura di provvidenza in perenne lotta contro il male: il primo bacio con Lois Lane – “A super-kiss for a super-man”. Wow – fu un’icona dei tardi anni Trenta tanto quanto Clark Gable e Vivien Leigh in Via col vento. Oggi che siamo nei primi Venti del duemila, sembrerebbe dire Taylor, è tempo di cambiare registro. E stare al passo con la realtà.

  

Peccato che nella svolta gay di Jon Kent non ci sia nulla di rivoluzionario. In origine fu Robin, in una stagione agli antipodi dell’ondata woke: “Insieme a Batman rappresenta il sogno nel cassetto di due omosessuali che vivono insieme”, scriveva nel 1954 Fredric Wertham, teorico della “Seduzione degli innocenti” – ovvero i bambini esposti alle efferatezze dei fumetti – che ispirò la costituzione del Comics code authority. Un organo di censura che si proponeva di mitigare la presenza di contenuti horror, violenti o semplicemente inappropriati per i canoni dell’epoca: dalle rappresentazioni rigorosamente corrette delle istituzioni fino al veto su “scene di qualunque anormalità sessuale”. Per decenni, senza il timbro Cca – che pure non aveva valore legale –, i principali fumetti non venivano pubblicati. Al massimo, come in un episodio di Hulk del 1980, potevano essere gay alcuni villain di secondo piano. Quindi è una logica conseguenza, se i fan esultarono quando l’ente retrogrado e ormai obsoleto cessò di esistere nel 2011. E ancora di più quando finalmente arrivò il tanto atteso coming out di Robin – come queer, con un certo Bernard – in totale spontaneità con lo storico andamento della trama.

 

Era l’agosto del 2021. Nel frattempo – povero assistente di Bruce Wayne, così a lungo represso – il mondo super si è costellato di eroi gay o bisex. Con le due principali case editrici a contendersi il primato: oggi Dc Comics ha orgogliosamente rispolverato il caso di Pied Piper, un cattivissimo delle pagine di The Flash divenuto gay e dalla parte dei buoni a partire dal 1991. È di un anno più tardi invece la rivoluzione di Northstar, primo supereroe Marvel dichiaratamente omosessuale – e convolato a nozze nel 2012, proprio pochi mesi dopo il reale via libera ai matrimoni gay nello stato di New York. Al netto dei buonismi, c’è un doppio filo affascinante fra la genesi letteraria del supereroe e la crisi esistenziale di chi non si sente sessualmente accettato – emarginazione iniziale, magari con qualche tratto di personalità eccentrica, riconoscimento di qualità interiori, infine la rivalsa sociale: di cosa parliamo, pride o superpoteri?

  

Tale leitmotiv si presta ancora meglio alla sottocategoria dei mutanti, fluid per vocazione, come gli X-men a cui appartengono Northstar, l’Uomo ghiaccio o il popolarissimo Deadpool. E rispecchia lo sviluppo del protagonista originario in Lanterna verde – Alan Scott, nato nel 1940: altro caso ‘alla Robin’. Ma come inquadrare allora il coming out ex novo di Batwoman, Aqualad o Angela sorella di Thor, se non in nome del relativismo puro e delle forzature del pol. corr.? È il mondo dei semidei classici, quando l’omoerotismo era pratica senza ostacoli, a offrire lo spunto: l’amore immenso fra Achille e Patroclo si sarebbe perso nel tempo, se l’avessero raccontato come uno fra tanti. Oggi invece si contano oltre 150 supereroi Lgbt solo fra Marvel e Dc Comics. In ultimo Superman, da capostipite a follower. Certo Robin sarà contento.

  

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