linciaggio online
"Signorini, stai zitto!" Davvero la nuova battaglia femminista è sull'aborto dei cani?
Il conduttore del GF Vip, parlando della cagnolina di Giucas Casella, dice: “Noi siamo contrari all'aborto in ogni sua forma”. La sinistra si indigna e fa esattamente quel che rimprovera alla destra: chiede il contraddittorio, urla alla propaganda e intima di tacere
Alfonso Signorini è un maschio bianco gay cattolico di destra e persino antiabortista, e quindi deve stare zitto. Sto sintetizzando la reazione indignata attorno a una frase che il conduttore ha detto al Grande Fratello Vip: “Noi siamo contrari all’aborto in ogni sua forma”, frase estrapolata e finita in rete a beneficio di chi volesse offendersi e considerare Signorini il nuovo Jarosław Kaczyński, ex premier polacco. Ma lo sappiamo, il medium è il messaggio, cioè: non capiamo un cazzo del contenuto ma ci esprimiamo lo stesso. Se invece considerassimo il contesto, per una volta, Signorini stava tentando di spegnere un altro incendio: Giucas Casella aveva appena preso in considerazione l’ipotesi di far abortire la sua cagnolina incinta di sette cuccioli. Chiunque conosca il paese reale, e Signorini un po’ lo conosce, sa che quella ipotesi andava immediatamente condannata, i cani non si toccano neanche con un fiore (o scattano immediatamente le manette), e quindi ha anche detto la frase cult “i cani sono creature di Dio”, che dovrebbe darci il senso del tono. E invece.
Siccome la tua libertà finisce dove inizia quella di un cane, e siccome l’intersezionalismo funziona anche in senso negativo (se sei cattolico e di destra cancelli ogni beneficio d’essere omosessuale) la sinistra ha fatto esattamente quel che rimprovera sempre alla destra: ha chiesto il contraddittorio, ha accusato Signorini di fare propaganda anti-aborto, gli ha intimato di tacere. Se pensate che Lady Gaga e i Maneskin possano dire tutto ciò che vogliono in merito ai diritti gay, e chi scrive lo pensa, non si sa perché questo non dovrebbe valere per il conduttore di un programma televisivo. Ha detto “noi siamo”, è vero, e in studio erano tutti d’accordo perché volevano salvare i cuccioli dai ferri, mica perché si augurassero una legge texana in Italia e far abortire le donne abusivamente nei sottoscala. Ma a chi interessa commisurare le reazioni quando puoi sostenere, come per esempio ha fatto un’influencer, che Alfonso Signorini è un “cattolico misogino e razzista che lucra sulle vite degli altri, è l'ennesimo esempio di un impero televisivo che sui corpi delle minoranze fa milioni da trent'anni”.
Chissà se Marshall McLuhan avrebbe saputo dirci come si fa a spiegare che uno che in un programma d’intrattenimento difende la vita dei cuccioli del cane di Giucas Casella non sta tenendo “un dibattito” sull’aborto in Italia. Selvaggia Lucarelli gli ha risposto “parla per te e per il tuo corpo, visto che non rappresenti né il Paese né il corpo delle donne”, ma c’era bisogno di precisarlo? Davvero mettendo a tacere Signorini si risolve il problema dell’alto tasso di medioci obiettori di coscienza in alcune regioni italiane? È veramente questa la battaglia femminista?
Persino Endemol ha preso le distanze. Ha diffuso un comunicato in cui sostiene che “Signorini ha espresso la propria opinione su un tema importante e sensibile come quello dell'aborto, che è un diritto di ogni donna sancito dalla nostro ordinamento”.
Signorini ha preso le distanze da questo comunicato con un tweet.
La sinistra difende il diritto all’autodeterminazione ma non crede nel diritto d’opinione, la destra crede nel diritto d’opinione ma non in quello all’autodeterminazione. Così Giorgia Meloni ha twittato: “Alfonso Signorini è vittima di un linciaggio online per aver espresso un'opinione - condivisibile o meno - sull'aborto. Mi rammarica che questa aggressione, a suon di offese e insulti, provenga e sia fomentata dagli stessi che si ergono a paladini del rispetto e dei diritti”. Sì, se Signorini avesse detto in prima serata che le famiglie omosessuali dovrebbero poter adottare probabilmente il tono di Meloni sarebbe diverso, ma questo è perché non dovremmo lasciare alla destra la difesa d’un principio sacrosanto come la libertà d’espressione. Spiace che in tutto questo surreale dibattito nessuno pensi alle creature più indifese: i cani.