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Riapre il Crazy Horse, lo scrigno al femminile del cabaret di Parigi
"Siamo una compagnia di soliste, e donne di potere", racconta al Foglio Gloria di Parma, la ballerina 'italienne' dello storico locale. Una serata in avenue George V
Manca poco meno di un’ora all’inizio dello spettacolo. E Deborah Lettieri, pardon Gloria di Parma, nome d’arte dell’unica ballerina italiana del Crazy Horse, il mitico cabaret parigino situato a avenue George V, tempio del glamour impertinente e della sensualità raffinata, ha la stessa adrenalina di sempre. “Ogni sera sento un’energia che mi scombussola prima di andare sul palco, un’emozione potente, un’adrenalina indescrivibile”, dice al Foglio Gloria di Parma, solare e elettrizzata per la riapertura del Crazy Horse dopo diciotto mesi di inattività causa Covid-19. “Durante la pandemia sono stata in Italia, vicino alla mia famiglia e alle persone a cui voglio bene. Inizialmente, il mio corpo era contento di avere una piccola pausa, perché anche se noi ballerine lavoriamo a rotazione, è molto dura dal punto di vista fisico. Dopo due mesi, tuttavia, sentivo già una grande mancanza della scena”.
Al Crazy i nomi d’arte sono scelti dalla direzione in base alla personalità, all’estetica o alle origini. “Gloria di Parma è il mio nome d’arte perché sono originaria di Parma e perché era dall’epoca di Rosa Fumetto che non c’era una ragazza italiana. Quando sono arrivata, prima di tutto hanno detto: sottolineiamo che l’Italia è tornata al Crazy e che sei la ‘gloria’ di Parma”, racconta al Foglio l’italienne del Crazy Horse. Fondato nel 1951 dall’imprenditore e collezionista d’arte francese Alain Bernardin, il Crazy, da settant’anni, celebra la femminilità, “l’arte del nudo chic e raffinato”, secondo le parole di Bernardin. Il quale, sulla scia di grandi creatori di moda come Pierre Cardin e Paco Rabanne, considerava il corpo della donna “il supporto ideale per mettere in scena il teatro del mondo”.
Ma cosa differenzia il Crazy dagli altri cabaret parigini? “Anzitutto, l’importanza data alla figura femminile, la donna qui è sublimata”, dice al Foglio Gloria di Parma, prima di aggiungere: “Poi sicuramente il lavoro curato nei minimi dettagli, a livelli maniacali. Siamo persone molto inquadrate, attentissime alla tecnica e alla precisione durante le esibizioni. I giochi di luce del Crazy, infine, non li trovi da nessun’altra parte”. A differenza del Lido o del Moulin Rouge, la sala è più piccola e intima. “Siamo una compagnia di soliste e quindi l’energia che passa fra l’artista e il pubblico è veramente diversa. È un altro modo di fare spettacolo rispetto al Lido e al Moulin”, spiega al Foglio Gloria di Parma. Da spettatrice, ciò che l’aveva spinta a presentarsi all’audizione e a voler salire sul palco dove le Crazy girls sono “vestite di luci”, “non è solo il lavoro tecnico di ballerina, ma anche la sensazione che queste donne hanno il mondo in mano, sono donne di potere”, sottolinea.
Con l’arrivo nel 2006 della franco-americana Andrée Deissenberg come direttrice generale creazione e brand, il Crazy Horse è diventato ancor di più uno scrigno della femminilità. “Il Crazy di oggi è diverso rispetto al passato. Alain Bernardin era una presenza maschile molto importante, era anche il capo della direzione artistica. Siamo naturalmente molto legati alla nostra storia, alla tradizione del Crazy, ma è vero che all’epoca la componente femminile era più sulla parte palco, sulla scena, mentre ora è totale. La direttrice generale è una donna, la direttrice della comunicazione è una donna, e anche il contorno dello spettacolo è più femminile, a partire dalla déco: meno rosso e più rosa, per trasmettere più dolcezza, meno spigoli e più rotondità nei dettagli dell’arredamento, per richiamare il corpo femminile”, racconta Gloria di Parma.
Senza dimenticare il divano bocca di Salvador Dalì, che era un grande frequentatore del Crazy Horse, e che è all’onore in due tableaux del Crazy Horse: “La Leçon d’Érotisme” et “Striptease-Moi”, il primo risalente agli anni Ottanta, il secondo al 2016. Lo spettacolo attualmente à l’affiche si chiama “Totally Crazy” e riunisce in un’ora e trenta la quintessenza dei numeri più emblematici del cabaret di avenue George V: “un vero rimedio alla malinconia”, come viene presentato sul sito ufficiale. “Quando si arriva al Crazy si è tutte soliste in breve tempo, perché è uno spettacolo fatto di assoli. Il primo assolo che mi hanno dato quando sono arrivata si chiamava ‘Crisis? What Crisis!’: mette in risalto la sessualità e la femminilità di una donna di potere. Mi ha fatto scoprire un lato di me che non conoscevo assolutamente”, dice al Foglio Gloria di Parma. E ancora: “Più tempo resti al Crazy e più sulla base della tua personalità ti danno dei numeri diversi. Negli anni, sicuramente, ho sviluppato tantissimo il mio lato interpretativo da attrice, che è una parte indispensabile del nostro lavoro. Poi col tempo sono diventata capitana e progressivamente sono stata coinvolta nella parte organizzativa dello spettacolo: oggi sono molto più a contatto con la direzione, ho imparato anche tante cose sulle luci e sulla tecnica”.
Nel 2019, Deborah Lettieri ha curato la coreografia di “Fame, le musical”, andato in scena al Casino de Paris e alle Folies Bergères. “Quello che mi piace del Crazy è che ti danno la possibilità di nutrirti da altre parti, di arricchirti. Ci proteggono, ci tengono tanto a noi ballerine, ma pensano che più ti nutri di altre cose e più torni arricchita”, spiega Gloria di Parma. Anche se il Crazy resta pur sempre il Crazy: “È una dedizione, fa parte della tua vita, non è un lavoro. Se lo vivi come un lavoro non riesci a farlo. Il fatto di fare sempre qualcosa di nuovo non ti annoia, ma allo stesso tempo è stancante fisicamente e psicologicamente. Decidi che fa parte di te e ti senti fortunato perché è la tua passione”. Durante i diciotto mesi di chiusura dovuti al Covid-19, il Crazy ne ha approfittato per rifarsi il trucco: un rinnovamento estetico affidato all’architetto e designer Benoît Dupuis. Dalla riapertura, c’è anche un nuovo personaggio, Miss Astra: “Rappresenta la ballerina che è tornata sul palco dopo diciotto mesi d’assenza e dice entusiasta: ‘I’m finally back’!”. Bussano alla porta del camerino: Gloria deve prepararsi per lo spettacolo. Perché il Crazy non si ferma mai.