Fuori dalla bolla
Come la #VioliNation ha conquistato il mondo su Twitter
In rete, da due giorni, spopola l’hashtag nato dalle hit cover di un giornalista romano. Una tendenza capace di raggiungere il quinto posto al mondo su Twitter. Dietro, il fascino dell'assurdo e del turpiloquio
Ci sono Sara Errani, Andrea Delogu, l’account dell’enciclopedia Treccani e altre cinquemila persone in una stanza. Non è l’inizio di una barzelletta, ma la #VioliNation, l’evento di Twitter Italia che ha scalato le classifiche mondiali delle tendenze social e ha generato lo spazio Twitter più ascoltato di sempre.
Nonostante sia ormai concluso, il tag continua a generare meme e interazioni, anche da parte di account importanti come quello ufficiale della Serie A. Se entro i nostri confini digitali l’hashtag è saldamente al primo posto da ieri sera, nella notte italiana la tendenza del momento ha contagiato tutto il mondo: nello spazio Twitter hanno fatto capolino gli account ufficiali del broadcaster calcistico internazionale BeIN sports, dell’app Socios (main sponsor dell’Inter) e giornalisti sportivi e non di tutto il mondo, incuriositi dal trend virale.
Ma cos’è la #VioliNation? Si tratta di uno spazio Twitter (una sorta di canale vocale dove uno o più speaker parlano a chi partecipa, un po’ come in ClubHouse) in cui l’utente The Animal Violista ha proposto una carrellata di cover storpiate e audio estrapolati di Marco Violi, giornalista, comunicatore di fede romanista e gestore del sito di notizie sulla squadra capitolina Romagiallorossa.it. Da Jeeg robot d’acciaio che diventa “El-dor Sho-mu-ro-dov” a Can’t take my eyes off of you che si trasforma in “José Mourinho, la la la la la la”, le star e la gente comune hanno passato ore a twittare entusiaste le strofe di Violi estrapolate dai suoi numerosi video su YouTube. In mezzo, offese a colleghi, parolacce, turpiloquio (la canzone più apprezzata, “Solano”, dileggiava un collega della stampa romanista) e ripetute minacce di querela a personaggi di stampa e radio che si occupano di As Roma.
Un fenomeno partito dalla bolla “Twitter calcio”, popolata da profili più o meno ironici che si occupano di vicende calcistiche sulla piattaforma, che ha poi contagiato tutto il mondo, anche persone che ammettevano candidamente di non capire una singola parola di Violi. Che, va detto, non l’ha presa bene: “Intellettuali, giornalisti, attori e attrici, cantanti, tenniste che ascoltano uno spazio su Twitter di un utente chiamato Moussolinho (ora disattivato, ndr). Poi in RAI e nei loro sproloqui al concertone del primo maggio si indignano sul fascismo”, ha scritto su Twitter, contestando invero più il nickname ironico dell’autore dell’iniziativa che il suo contenuto. Intanto, sui social, varie aziende, tra cui RedBull, hanno sfruttato l’hashtag per avviare campagne di marketing: chissà che il giornalista non ne possa ricavare un po’ di pubblicità.
Nonostante i tantissimi tweet e le interazioni massive di tutto il mondo, il successo della #VioliNation resta avvolto nel mistero. A chi dava del genio all’autore, lui rispondeva: “Io ho solo messo la mia playlist di Violi in un microfono virtuale mentre giocavo a Call of Duty”. Forse tutto si può spiegare con una chiave: la passione degli italiani (e non solo) per il turpiloquio e il nonsense.
Tutti, nella loro cameretta o con gli amici più fidati, storpiano le canzoni sostituendo frasi d’amore con espressioni sconvenienti, scorrette e offensive, ma si guardano bene dal farlo in pubblico. Violi non solo non se ne vergogna, ma ha creato decine e decine di canzoni così, che già da tempo alimentano nel sottobosco della rete una community di seguaci più o meno ironici. Pensando in grande, Checco Zalone ha costruito le sue fortune su questo fenomeno, e anche altri artisti come Dado hanno raccolto proseliti con hit ironiche e volgari. Pubblici vizi e private virtù: ecco come Marco Violi ha conquistato i social.
generazione ansiosa