acquisti e saldi
Comprare sfruttando gli sconti del Black Friday è un tradimento
Se istituzionalizziamo le promozioni i consumatori sono spinti a comprare cose di cui non hanno bisogno. Vi ricordate Socrate al porto? Quando vedendo scaricare le merci commentò: è incredibile di quante cose non ho bisogno
Ieri mattina, all’ingresso della Rinascente di via del Tritone, a Roma, c’era un cartello con su scritto: ingresso massimo 1174 persone, quindi, immagino prevedessero una ressa per il Black Friday. A parte che ho problemi con 117 persone, figurarsi con 1000 e passa. Ma c’è altro problema, che si lega al primo: ho un rapporto complicato con gli sconti, diciamo così, ambivalente. Che faccio, mi sono detto, entro o non entro? In trepida indecisione mi sono saliti alla mente alcuni ricordi legati allo sconto. Vengo da una famiglia dove prima di tutto veniva lo sconto. Anche l’ambiente culturale non era da meno, diciamo che si elogiava chi riusciva ad ottenere uno sconto e si prendeva in giro chi non riusciva: ah, io non ci riuscivo. La mia famiglia, vuoi l’origine contadina, vuoi le amicizie con molti che bazzicavano nel ramo commerci, comprava solo dopo aver ottenuto uno sconto.
Il motto era: non ci facciamo fare fessi dai commercianti. Sottotesto: perché li conosciamo. Alcuni parenti, per esempio, stilavano seduta stante costi e ricavi di un qualsiasi negoziante e dopo chiedevano uno sconto che a detta loro era razionale e giusto. Siccome all’epoca, non c’erano i Black Friday e i saldi duravano poco, i miei parenti si sentivano un’avanguardia teatrale. Nel senso che mettevano in atto una serie di strategie per avere lo sconto. Tipo che due persone arrivavano nel negozio, si guardavano intorno, sceglievano un capo e chiedevano informazioni e fingevano un discreto interesse, poi mettevano in scena una specie di discussione tra i due, uno voleva comprare l’altro no, costava troppo, quindi andavano via, lasciando il commerciante con il capo in mano. Poi a fine giornata, a orario di chiusura, uno dei due tornava dicendo al commerciante che l’altro dopo una giornata di discussione si era convinto ma c’era un problema: voleva lo sconto.
La forza dell’avanguardia scontistica era una grande disponibilità di tempo e la conoscenza di meccanismi psicologici, pur non avendo frequentato specifiche università. Capite la mia indecisione davanti alla Rinascente? A parte la mia incapacità a raggiungere quei livelli, ma comprare sfruttando il Black Friday è un tradimento. Per varie ragioni. Viene meno la capacità (teatrale) di ottenere lo sconto. Poi, di conseguenza se istituzionalizziamo lo sconto, con la scusa degli sconti (che poi ci sarebbe da ridire su questo punto), i consumatori sono spinti a comprare cose di cui non hanno bisogno, e insomma vi ricordate Socrate al porto? Quando vedendo scaricare le merci commentò: è incredibile di quante cose non ho bisogno. E metti l’aspetto ambientale, il nostro impatto andrebbe ridotto anziché incentivato con acquisti e sprechi e metti le critiche per le condizioni lavorative dei magazzinieri dei siti di e-commerce, specialmente di Amazon che si intensificano in occasione del Black Friday e delle festività. I miei parenti un po’ snobismo (che chi può e chi non può, chiedere lo sconto) un po’ per questi motivi non mi perdonerebbero acquisti scontati durante il Black Friday, quindi: entro o non entro? Sono entrato, perché, diciamoci la verità, alcuni brand senza sconto non me li posso permettere ma neppure con lo sconto, ma appunto posso raccontarmi una bella storia: siccome l’ho preso a prezzo scontato, giustifico con me stesso il salasso.
Va bene, dentro non c’erano mille e passa persone, ma molto di meno (era presto), nemmeno ressa alle casse e gli sconti stavano attorno al 20/30%, nessuno parlava con commesse/i e tutto mi pareva si svolgesse in pacifica atmosfera. Ho guardato un sacco di vestiti e avevo quasi scelto un capo ma poi ho mollato (20% di sconto). Alla fine, sono finito nel reparto casa e ho visto una pianta. Una di quelle da appartamento ma ben sistemata in una confezione di cartone. Dal fioraio la paghi 5 euro, qui costava 19 e passa. E non so perché, forse un raptus o un modo di ribellione verso i miei parenti, il desiderio di essere come tutti, insomma l’ho comprata. Con lo sconto del 20 per cento. Sono uscito e ho beccato il temporale. Il cartone si è inzuppato d’acqua, la pianta invece bagnata sembrava risplendere. A casa mi è venuta in mente una domanda: ma il Black Friday essendo un incentivo al mercato, potrebbe essere come la pioggia che innaffia la pianta e la rende più bella e dunque la pianta porta ossigeno a tutti? Sono rimasto così, immobile, indeciso, da una parte il cartone inzuppato dall’altra la pianta bagnata e splendente. E mi sono chiesto: che faccio, la scrivo o non la scrivo ‘sta cosa?
generazione ansiosa